Esibizione di ciò che non esiste.  0

La società contemporanea è stata definita in molti modi, ma forse nessuna definizione è calzante come la civiltà dello sguardo, dell’apparenza. La comunicazione, cinema, tv, internet, un rutilante circo di rumori, informazioni, immagini. Giovani e meno giovani, hanno nelle orecchie apparecchi che trasmettono musica, quando non parlano al telefono camminando in luoghi affollati. La domanda che ci si dovrebbe porre è : resta il tempo per pensare? Resiste la propensione a pensare?

Rumori e immagini. La fotografia, medium bizzarro, nuova forma di allucinazione: falsa il livello della percezione vera, a livello del tempo. Evoluta in forme nelle quali il passaggio alla realtà alla virtualità avviene senza soluzione di continuità. L’ingenuo trompe- l’oeil della pittura,  con l’avvento della tecnica è diventato evidenza inconfutabile. Quando Bush volle invadere l’Iraq, mandò il segretario di Stato all’UN ad esibire filmati, fotografie, per provare ciò che nella realtà non esisteva. I miti di oggi sono alimentati dalle visioni, che  tv e cinema riversano nelle nostre case. Tutti noi ci abituiamo all’inganno, la società dell’apparenza. L’esibizione di ciò che non esiste assume a tratti forme di crudeltà. La maggior parte delle persone vivono in case anguste, in zone non esattamente paradisiache, mentre i personaggi della tv, i protagonisti di spot, vivono in luoghi di sogno, in giardini e paesaggi incantevoli. L’inganno è prassi, abituale forma di comunicazione,  strumento di convinzione, viene usato non solo dalla pubblicità allo scopo di vedere oggetti e sogni impossibili, anche la politica ricorre all’inganno, alla persuasione ingannevole. Lo sport è più visto che praticato, così come il sesso. Si piange e si ride per interposta persona, i personaggi della tv e del cinema vivono per noi emozioni che a noi, comuni mortali, sono interdette. E’ smentito Leibniz che affermava: non si possono applicare allo stesso tempo due predicati contradditori. Ciò che avviene sulla scena ha connotati di realtà, assistiamo a scene di  sesso, ad omicidi, folli corse in  automobili, tutto appare reale, nulla è reale. La vittima si rialza pronta per un’altra scena di morte o di sesso, per nulla coinvolta. L’assassino, nella prossima recita, sarà un prete buono, la prostituta una mamma dedita ai figli. Pur sapendo tutto questo noi spettatori ci lasciamo coinvolgere. Mentre guardiamo, spesso con indifferenza, le penose scene che invadono la realtà quotidiana, ci commuoviamo fino alla lacrime nella finzione. E’ nota la barzelletta del bifolco che sale inferocito sulla scena per strappare Desdemona dalle mani del nero che vuole ucciderla. Rumori e finzioni, anche se non ne siamo consapevoli, incidono sulla  nostra percezione della realtà con conseguenze non prevedibili, ma  certo non positive.Minica-Zawadzki-500

Share This:

No Comments Yet

Lascia un Commento

Email not published ( * Required )

Verification Captcha

Attenzione! Si sta tentando di caricare un’immagine non valida. Se salvata, questa immagine non viene visualizzata con il proprio commento.
Heads up! You are attempting to upload an invalid image. If saved, this image will not display with your comment.