L’antropocentrismo di Hegel  0

 

Ci sono opinioni e pensieri scritti che suscitano domande inquietanti sui limiti e la natura dell’intelligenza, intesa come capacità di comprendere la realtà fenomenica che costituisce lo sviluppo, o il regresso umano. Le teorie di un filosofo sono generalmente contraddette da altri filosofi, e accettate acriticamente da una quantità di persone semicolte che le trovano in sintonia con le proprie opinioni. Questo spiega in parte la ragione per la quale molte questioni restano insolute. Arte, razza, atteggiamenti sessuali, rapporti con la natura, un lungo elenco di problemi per così dire accantonati senza aver trovata soluzione. Ma anche questioni non risolte, per il solo fatto di essere divulgate, influiscono, spesso in modo significativo, sui comportamenti. Nel Fedro di Platone, l’unico dialogo che si svolge fuori dalle mura di Atene, Socrate afferma: “ I campi e gli alberi non vogliono insegnarmi nulla, a differenza degli uomini che vivono nelle città”. Che l’uomo sia al centro della ricerca filosofica è questione palese, il problema è l’utilità e il senso di ciò che ci proponiamo con la filosofia. Gli esseri umani sono soggetti alla vicissitudini dell’avversa fortuna e di tutti gli accidenti che la vita riserva ad ognuno di noi, incastonati in  un ordine al quale non ci possiamo sottrarre. A partire da Talete che ci ricorda il fluire del tempo, agli Stoici, Epicuro, Aristotele, tutto il pensiero umano è il tentativo di dare un senso al proprio esistere, al proprio agire. La Natura in questa ricerca di senso e d’identità ricopre un ruolo che prescinde dal nostro volere. Se Francesco Bacone considera l’essere umano il Vicerè dell’Altissimo, immaginando che possa disporre della natura a sua piacimento, Spinoza immagina “Deus sive natura” . Il genio di Hegel è ridimensionato dall’affermazione: “ Persino il genio criminale di un malfattore è più grandioso e sublime delle meraviglie del cielo”. Frase che Marx amava citare spesso. Cosa possiamo dedurre da tutto questo? Semplicemente la considerazione ovvia che le opinioni dei filosofi valgono in quanto opinioni. Solo la scienza, quando trova conferma negli esperimenti e nella esperienza pratica, può essere considerata come fondata, vera. Tutto il resto della cultura, inclusa la filosofia, non è altro che manifestazione di opinioni che per sostenersi si avvalgono del riferimento ad altre opinioni. Quando il filosofo scrive “come abbiamo dimostrato” fa uso di espressione tautologica. In realtà non ha dimostrato nulla, o per essere più precisi, non ha provato nulla, si è limitato ad esprimere opinioni più o meno logicamente motivate.

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