L’età moderna ha tentato inutilmente di rimuovere antichi timori per l’incertezza, l’instabilità e la indecifrabilità del destino in cui affonda il domani. La condanna medievale della passione, compresa la più intellettuale, la curiosità.
Le passioni sono una sorta di patologia dell’anima, crescono con il declino o il non controllo della ragione, cessano di apparire solo effetto della tentazione diabolica, per occupare uno spazio riconosciuto nella riflessione antropologica
Erasmo da Rotterdam segnala come un paradosso la necessità di ribaltare i modi consolidati, pensare la realtà, per tentare di capirla solo attraverso la follia che egli pone come protagonista del suo notissimo “Elogio della follia” . Come spiegare ciò che muove davvero il mondo? Non certo la ragione,cara ai filosofi.
La filosofia non è riuscita a spiegare esaurientemente cosa significa la realtà dell’essere umano nel proprio sentire, l’ordine fittizio della commedia umana che recita se stessa sulla scena del mondo sempre uguale nei millenni al di là delle lingue e dei costumi. Niente sembra risolvere in profondità il destino dell’umanità che si batte contro se stessa per le più effimere e crudeli ragioni.
E’ ardua la comprensione dell’esistenza di ogni essere umano, la verità non sta neppure nel tirare giù la maschera, piuttosto nel seguire lucidamente le millefoglie di autoinganno per smascherarle per capirle per risolvere in noi stessi questa difficoltà di comprensione e perseguire, rendere sopportabile la felicità disponibile più legata all’illusione che alla saggezza.
La spregiudicatezza di Erasmo sta nel mettere a fuoco con chiarezza la illogicità della maggioranza delle azioni umane. La difficoltà di comprendere le molte facce della verità posta sul piano pluridimensionale dei desideri che gli umani vivono, temono, sognano.
Come scrisse Jacque Monod nel saggio “Il caso e la necessità” è praticamente impossibile stabilire sequenze logiche degli eventi.
Anche in pittura, anzi soprattutto nell’arte, esiste una buona dose di casualità. E’ noto l’episodio del pittore Apelle, il quale frustrato nel suo intento di dipingere in modo realistico la schiuma alla bocca di un cavallo, al culmine dell’ira gettò la spugna intrisa di colori contro il quadro incompiuto. Ne ottenne con stupore l’effetto desiderato.
L’unico motivo per coltivare la riflessione per cui vale la pena di sviluppare le risorse logiche e dialettiche, è imparare il controllo di sè attraverso il pensiero, come suggerisce la filosofia buddista. Detto in altre parole, noi non possiamo dominare il mondo, la realtà che ci circonda, ma possiamo imparare a dominare noi stessi ed attrezzarci spiritualmente per affrontare le evenienze che la vita ci impone.
Purtroppo avviene esattamente il contrario. La nostra presunzione antropologica ci illude di avere il controllo della realtà, ci fa credere che le nostre scelte siamo sufficientemente motivate. Scambiamo la nostra psicogorrea per profondità.
Immagine: Hans Memling. La passione, olio su tela, 1470