Archives for : marzo 22, 2022

Forma, simbolo, narrazione.  0

È ancora possibile tentare di affrontare il tema dell’arte fuori dal contesto di speculazioni mercantili? Hegel afferma che e la ragione è agire in conformità di un fine.

Quale può essere il fine di un’opera d’arte, o supposta tale, dopo che in essa non è più contenuto il bello della forma né simbolo, nè narrazione. L’idea iniziale che ha indotto l’artista a realizzare l’opera, in quale misura può essere recepita dall’osservatore?

La filosofia dell’arte sembra procedere per teorizzazioni che non esaminano l’opera in se stessa,nella sua peculiarità. Spesso si fa riferimento alle intenzioni dell’artista assumendo che l’intenzione sia stata realizzata.

Nessun critico ha saputo conferire un significato e reale valore artistico al quadrato nero di Kazimir S.Malevic, allo scola bottiglie di Duchamp, ai barattoli di merda di Manzoni. Eppure queste opere sono entrate a far parte della storia dell’arte alla stessa stregua della opere di Velasquez,  Caravaggio, de Chirico.

Andiamo un attimo all’incipit del VIII capitolo dei Promessi sposi. “Carneade! Chi era costui? Ruminava tra se don Abbondio. Il sofista greco Carneade, è così entrato nella storia della letteratura. Quanti carneadi  hanno dedicato la loro vita a scrivere libri che ben pochi hanno letto, a realizzare opere che pochi hanno visto?

La convinzione che la cultura e l’arte abbiano grande influenza sulla società  nell’era di Internet, va rivista. A meno che per cultura s’intenda il trip del momento dei mezzi d’informazione che stranamente si avventano come mosche su personaggi ed eventi estemporanei.

La produzione di libri e la pubblicità che li accompagna, non ha, come scopo primario, educare il pubblico. La critica e la filosofia dell’arte sembrano aver svolto un ruolo deviante rispetto al gusto e alla sensibilità collettiva.

Non c’è dubbio che  la cultura  di massa va a traino dei fenomeni estemporanei e segue il gusto determinato da suggestioni  che non hanno certo orientamenti culturali. Nel 1916 Vilfredo Pareto scrisse; “ Trattato di sociologia generale” nel quale esaminò il formarsi delle èlite. Oggi le élite sono costituite da soggetti che nel medioevo non sarebbero stati sepolti in terra consacrata.

Inevitabilmente l’arte si adegua. Esempi significativi in tal senso sono i graffiti. Nati come  espressione spontanea e gratuita di giovani marginali, sono diventati opere da museo acquistate  a caro prezzo.

In  democrazia conta il consenso numerico, chi ha più voti ha il potere. La qualità non la minima importanza. Nicola Cusano definisce il sapere umano un sapere sempre confrontabile, mai reale. L’abbassamento del livello delle opere produce l’effetto domino amplificato dai mezzi di comunicazione di massa. Il sostantivo “cultura” è usato come etichetta per attività e manifestazioni sociali di ogni genere. La “cultura” del cibo, la “cultura” della pipa, la “cultura” della droga. E così di seguito. In compenso la cultura senza aggettivi sembra diventata residuale. La lettura, esercizio solitario, richiede tempo e riflessione, incompatibili con la contemporaneità. La letteratura di evasione ha maggiore successo perché può essere letta in metropolitana.

 

 

Zebra in metro 500

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