Post by Category : arte e cultura

La candela filosofica.  0

 

 

La candela, umile oggetto ormai in disuso anche se amato specie dai seguaci della new age, è stato utilizzato come oggetto di riferimento per dispute filosofiche tra Descartes e Locke che hanno scritto due storie diverse ma complementari della candela: il primo ne ha realizzato uno schema intellettuale espropriato di ogni senso comune: “ Che cosa è dunque, ciò che si conosceva con tanta distinzione in quel pezzo di cera? Certo non può essere niente di quel che vi ho notato per mezzo dei sensi, poiché tutte le cose che cadevano sotto il gusto o l’odorato o la vista o il tatto o l’udito si trovano cambiate, e tuttavia la cera stessa resta….” Locke vede invece l’altra faccia: il grado d’intensità della esperienza ordinaria che è sufficiente per non metterci un dito sopra: “ Poiché, non rispondendo le nostre facoltà alla piena estensione dell’essere, né a una conoscenza perfetta , chiara e comprensiva delle cose , libera da ogni scrupolo e dubbio, bensì soltanto alla conservazione di noi stessi, cui sono date; e rispondendo esse, da come sono costruite, all’uso della vita, servono assai bene al nostro scopo finchè ci danno soltanto notizia certa di quelle cose che sono per noi convenienti o dannose. E infatti, chi veda un candela accesa, e abbia fatto esperienza della forza della fiamma  mettendovi sopra un dito, non dubiterà davvero che esiste fuori di lui, che gli fa del male…”   La scienza e il senso comune si sostengono reciprocamente; cioè sono aree che si spartiscono compiti e competenze diverse. Il senso comune per Locke finisce per essere tutto ciò che non è scienza; e quindi è odore, sapore, gusto e simili entro nessi di concomitanza empirica che costituiscono guide sicure per l’orientamento pratico. Il salto che a noi pare enorme tra i risultati della scienza di oggi, sono avvenuti con gradualità nell’accettazione comune di quelli che, viste nell’ottica degli antichi, sono scoperte strabilianti.

Alcuni filosofi hanno avuto atteggiamenti critici nei confronti del reale. George Berkeley negava l’esistenza della materia e la possibilità dello spazio assoluto. Emarginato per molto tempo venne rivalutato dalla teorie di Ernst Mach, Bohr e addirittura di Eistein del quale venne considerato un precursore.

Se mettiamo a confronto filosofie critiche come quelle di Berkeley con la prosaica filosofia dell’arte che celebra dettagli di realtà inventandone il significato,non possiamo che restare perplessi,

Ma pensiero non è solo il realizzarsi della ragione nella forma, ma è ragione intuitiva che precorre la scienza anche se incorre in errori gravi visto che Berkeley negò valore alla teoria di Newton sulla gravitazione universale.

 

 

 

 

Candela 500

Share This:

L’enigma dell’Effetto.  0

Dopo che i movimenti storici d’avanguardia hanno svelato l’istituzione arte come soluzione dell’enigma dell’effetto, o della mancanza d’effetto, dell’arte, nessuna forma artistica può rivendicare la pretesa di valere per un tempo indefinito, solo per se stessa. La pretesa è stata liquidata definitivamente. Non è stato ancora chiarito il significato dell’avanguardia per la teoria estetica contemporanea, questione a suo tempo affrontata da Adorno. Sull’argomento Burkhardt Lindner ha fornito uno degli spunti più interessanti, egli afferma che nel suo intento di superamento dell’arte nella prassi vivente dell’avanguardia può essere pensata come il più radicale e coerente tentativo di salvaguardare l’universale pretesa di autonomia dell’arte contro tutti gli altri ambiti particolari della società  conferendo ad essa un significato pratico.

Ovviamente simili giudizi globali andrebbero definiti nelle loro sfumature. Il significato della cesura nella storia dell’arte, provocata dai movimenti storici, non è consistita nella distruzione dell’istituzione arte, ma nella impossibilità di considerare valide le norme estetiche. E’ sfuggito ai movimenti dell’avanguardia, che eliminando il riferimento si rendeva possibile ogni sviluppo dell’aporia.

Danto definisce pattume  la metafisica, ma non rinuncia ad utilizzare i sofismi intorno In quali si ramificano l’argomentazione della metafisica alle cui parole, come nella filosofia dell’arte, si tenta di dare corpo all’invisibile.La critica ritiene di avere nel proprio sapere, in quanto tale, la capacità di creare leggi estetiche.

Non c’è dubbio che, per stabilire il significato di un opera la critica procede secondo convenzioni e pregiudizi. Quando si trova di fronte a un oggetto che ha determinate proprietà estetiche, per così dire mute, alle quali deve essere attribuito un significato, perché il processo di attribuzione sia comprensibile, quindi accettabile, è inevitabile il ricorso a richiami simbolici, culturali, sociali.  Dunque nella narrazione critica non vi è alcuna originalità, solo ipotesi e opinioni dalle quali e con le quali si pretende di estrapolare il significato dell’opera. La critica non crea nulla, ma utilizza e adatta all’oggetto che sta esaminando ipotesi immaginifiche..

Ora, quando più l’oggetto e lontano dalla mimesi  ed costituito dalla casualità della forma, tanto più l’attribuzione di significato è arbitrario.

Schopenhauer nel suo capolavoro “Il mondo come volontà e rappresentazione”, ha una visione particolare dell’artista la cui volontà creatrice guida la sua capacità di dare forma al pensiero in funzione propedeutica

Di fatto la critica confronta il contenuto solo con se stesso, si riduce quindi a  tautologia, Se presumiamo che l’arte possa avere un contenuto di verità dovremmo anche presumere di conoscere aspetti del processo creativo che in realtà ci fuggono.  Filippo de Pisis- 500

Share This:

La facilità di essere peggiori.  0

Feuerbach rappresenta la dissoluzione della filosofia hegeliana è il termine di passaggio dall’idealismo al positivismo. La filosofia, in tutto il suo percorso storico, gli appare come una consapevole o inconsapevole teologia,cioè un’alienazione dell’essenza dell’uomo nella essenza di Dio e quindi una mistificazione dell’uomo.

Anche la filosofia di Hegel, la più grandiosa e conseguente di tutte le filosofie tradizionali, è essa stessa un immensa teologia. E’ teologia razionalizzata, cioè l’inveramento e il coronamento del pensiero teologico.

Per Feuerbach invece la nuova filosofia è la risoluzione completa, assoluta, della teologia antropologica. Questo spunto verrà raccolto da Jacques Maritain  nel suo capolavoro,  “Umanesimo integrale”, pubblicato nel 1956, nel quale, anticipò Fukuyama che  56 anni dopo, nel 1992, pubblicherà il libro “Fine della storia”.

Il pensiero di Hegel si sviluppò nell’esame dei nessi società e cultura, e lo indusse ad affermare che l’arte non aveva più ragion d’essere nella società moderna.

Contrariamente alla previsione di Feuerbach secondo cui,l’uomo, liberato dal bisogno, si sarebbe dedicato alla cultura e all’arte. Profezia clamorosamente smentita dalla realtà.

Si deve alla scuola di Francoforte l’approfondimento del  tema cultura, politica, società. Horkheimer, in “La società in transizione”, pubblicato nel 1972, tenta una silloge dei problemi che allora si profilavano e che, non sono mai stati risolti, tanto che oggi ci ritroviamo a fare i conti di situazioni di maggior gravità.

Come sosteneva Bertrand Russel. È molto più facile divertire che educare.

Il fallimento del pensiero libertario nato con l’Illuminismo al quale Adorno e Horkheimer  mossero una dura e motivata critica in “Dialettica dell’illuminismo”,  si trascina nella civiltà contemporanea. La quale sembra aver abbandonato le ragioni vere che motivarono la nascita della civiltà occidentale.

Nella società dell’apparenza, dello spettacolo, prevale tutto ciò che è ludico, e viene configurato nella vita sociale e nella comunicazione come il grembo in cui si feconda la libertà.

Kierkegaard aveva messo in guardia dal pericolo di abbandonarsi alla deriva estetica, alla superficialità senza pensiero.

Seguirà il pessimismo di Heidegger la cui filosofia tenta ancora domande destinate a restare senza risposta. In “Cosa significa pensare”. Heidegger tenta di metterci in guardia sull’essenza nascosta della tecnica moderna. Tema in parte ripreso in “L’origine dell’opera d’arte” , pubblicato nel 1950.

L’uomo concreto si è liberato dal bisogno materiale, almeno in occidente, per scoprirsi più vuoto e vulnerabile di quanto non fosse mai stato, ma nello stesso tempo, prigioniero della propria dipendenza da consumi e piaceri.

L’illusione di Feuerbach che un giorno la civiltà sara liberata dalla menzogna e nascerà un uomo libero capace di realizzarsi in armonia con se stesso, si è rivelata una cocente delusione.

L’arte ha scelto la tecnica, il ludico, l’estemporaneità di un pensiero superficiale e intimistico, di matrice sopratutto femminile. La Biennale di Venezia del 2022 vede una massiccia presenza femminile, più della metà degli espositori è donna. Va da se che la scelta non è stata fatta, avendo come riferimento la qualità delle opere, ma la politica, il privilegio di genere, quasi che l’arte possa essere una forma di risarcimento psicologico delle carenze di natura, cultura, sensibilità.

 

Arte femminista. Trace Emin, My Bed, 1998

 

Trace-Emin,-My-Bed,1998

Share This:

Impulso e ragione  0

È noto il detto: la matematica non è un’opinione. Ebbene, Hegel, nella fenomenologia dello spirito, afferma: la filosofia deve disprezzare la matematica.

Ovviamente l’affermazione va meditata e collocata nel contesto logico che la motiva. Anche la logica è stata messa in discussione. Interessante il libro pubblicato da Nikolaj Aleksandrovi  Vasil’ev “ Logica immaginaria” , nel quale sviluppa interessanti teorie sulle modalità dei giudizi logici.

Non c’è dubbio che la logica, per così dire, riordina i pensieri, non li crea. Abitualmente la logica è associata all’idea di aridità di un pensiero razionale. Questo offre pretesto agli artisti per rifiutarla in quanto sarebbe contro la creatività.

Non si insisterà mai abbastanza sul fatto che “realtà” e “verità” sono concetti creati dall’uomo, affidati a convenzioni. Possono quindi non solo essere sottoposti a critica, ma secondo l’evoluzione del pensiero e delle consuetudini, possono essere considerati concettualmente obsoleti.

I filosofi spesso fanno ricorso a metafore incomprensibili. Hegel, in “Fenomenologia dello spirito” usa la metafora dell’osso per definire i limiti di un pensiero che si arena nella materia.

Molto più rozzamente Danto definisce pattume la metafisica, anche se non rinuncia ai sofismi intorno a cui  si radicano  le argomentazione della sua filosofia.

Resta vero che la coscienza critica è forse l’unica fonte di creatività, essa è alla radice della filosofia e di ogni impresa intellettuale che abbia un significato.

Infatti il fallimento delle avanguardie è stato provocato da una finzione critica, che si è tradotta nella semplice sostituzione di procedure, e nella abolizione dei principi che ispiravano la  epistemologia dell’arte, sostituendoli con un approccio parascientifico e adozione di procedimenti tecnologici. Questo ha comportato lo  snaturamento della ontologia dell’arte. .

La provocazione come metodo ha portato a confondere creatività con impulso. Parafrasando la nota affermazione di Einstein secondo il quale il risultato della scienza è frutto di 95% di lavoro 5% di genio. Trasferire il concetto nel campo dell’arte ci aiuta a chiarire la ragione per la quale molta arte contemporanea è ciarpame.

Supporre che l’artista, o sedicente tale, abbia il dono della creatività che si manifesta per impulsi, significa inoltrarci in un deserto di senso nel quale, non è neppure chiaro chi possa essere considerato artista.

I pregiudizi sulla creatività e talune forme d’arte sono ormai evidenti a tutti. Se si mantiene lo status quo è perché interessi concreti tengono in piedi la finzione che mette la sordina alla coscienza critica.

 

Immagine: Renè Magritte. L’uomo con la bombetta, 1964

Magritte 500

Share This:

La suggestione di massa sostituisce il pensiero.  0

Scrive Hegel:” L’esperienza insegna che, se l’occhio è l’organo della vista, con il cranio invece non si uccide, ne si ruba, ne si scrivono versi”. Detto così può sembrare una banalità tautologica, in realtà esprime una verità profonda che stimola, o dovrebbe stimolare una quantità di riflessioni sulla realtà del pensiero riflettente, proprio partendo dalla constatazione che mentre la funzione dell’occhio è chiara, diretta, il contenuto del cranio, l’organo del cervello che elabora pensieri guida la nostra vita, non solo, ovviamente. non è visibile è poco comprensibile ai più, ma anche i prodotti della che elabora non sono prevedibili, quindi non codificabili se non parzialmente è solo per gli studiosi della materia. Nonostante questo limite oggettivo, azioni e pensieri raramente sono soggetti a  sufficienti riflessioni e valutazione. Una considerazione di stretta attualità. L’umanità  comprende circa 8 miliardi di persone, quanti di questi 8 miliardi hanno voluta la guerra in Ucraina? Quanti conoscono le vere ragioni della guerra? Come tutte le guerre provoca morti e distruzione e. come in tutte le guerre, nonostante la retorica che in questi casi domina l’informazione. nessuna della vittime ha avuta voce in capitolo sulla guerra, nessuno ha davvero capita la necessità della guerra.

Dalla neurobiologia siamo passati alla politica che è una delle attività umane nella quale maggiori sono le mistificazioni e il prevalere della malafede. E’ quindi un argomento che meglio di altri ci aiuta a evidenziare la profonda irrazionalità delle azioni umane. conseguenza di una psicologia che riflette la nostra natura animale.

Vi è un enorme divario tra i successi della scienza e della tecnica e l’evoluzione umana in termini di dominio di se,controllo dei nostri istinti animali.  Gli strumenti di morte hanno raggiunto livelli di efficacia che ci consentono di sfogare la nostra aggressività usando la tecnologia. A prendere le decisioni è una oligarchia la cui scelta è anch’essa frutto del nostro modo rozza di pensare. Abbiamo creato un sistema di selezione basato sulla pubblicità, si vende il potere come si vende un detersivo, convincendo i cittadini che quella è la scelta migliore. Dopo di che posto una firma su una scheda, il cittadino non ha più alcun controllo e deve accettare le scelta di colui al quale, convinto dalla pubblicità, ha concesso la sua fiducia.

Questo è anche il mondo in cui vivono gli artisti, veri o sedicenti. E’ immaginabile pensare che coloro che dovrebbero essere creatori di realtà immaginarie sappiamo sottrarsi ai pervasivi condizionamenti di cultura e informazione al servizio del potere? Giova forse ricordare una significativa affermazione di Heidegger: “ La forma dell’uva non incide sul gusto del vino”.

bandiera USA 8 APRILE

Share This:

Forma, simbolo, narrazione.  0

È ancora possibile tentare di affrontare il tema dell’arte fuori dal contesto di speculazioni mercantili? Hegel afferma che e la ragione è agire in conformità di un fine.

Quale può essere il fine di un’opera d’arte, o supposta tale, dopo che in essa non è più contenuto il bello della forma né simbolo, nè narrazione. L’idea iniziale che ha indotto l’artista a realizzare l’opera, in quale misura può essere recepita dall’osservatore?

La filosofia dell’arte sembra procedere per teorizzazioni che non esaminano l’opera in se stessa,nella sua peculiarità. Spesso si fa riferimento alle intenzioni dell’artista assumendo che l’intenzione sia stata realizzata.

Nessun critico ha saputo conferire un significato e reale valore artistico al quadrato nero di Kazimir S.Malevic, allo scola bottiglie di Duchamp, ai barattoli di merda di Manzoni. Eppure queste opere sono entrate a far parte della storia dell’arte alla stessa stregua della opere di Velasquez,  Caravaggio, de Chirico.

Andiamo un attimo all’incipit del VIII capitolo dei Promessi sposi. “Carneade! Chi era costui? Ruminava tra se don Abbondio. Il sofista greco Carneade, è così entrato nella storia della letteratura. Quanti carneadi  hanno dedicato la loro vita a scrivere libri che ben pochi hanno letto, a realizzare opere che pochi hanno visto?

La convinzione che la cultura e l’arte abbiano grande influenza sulla società  nell’era di Internet, va rivista. A meno che per cultura s’intenda il trip del momento dei mezzi d’informazione che stranamente si avventano come mosche su personaggi ed eventi estemporanei.

La produzione di libri e la pubblicità che li accompagna, non ha, come scopo primario, educare il pubblico. La critica e la filosofia dell’arte sembrano aver svolto un ruolo deviante rispetto al gusto e alla sensibilità collettiva.

Non c’è dubbio che  la cultura  di massa va a traino dei fenomeni estemporanei e segue il gusto determinato da suggestioni  che non hanno certo orientamenti culturali. Nel 1916 Vilfredo Pareto scrisse; “ Trattato di sociologia generale” nel quale esaminò il formarsi delle èlite. Oggi le élite sono costituite da soggetti che nel medioevo non sarebbero stati sepolti in terra consacrata.

Inevitabilmente l’arte si adegua. Esempi significativi in tal senso sono i graffiti. Nati come  espressione spontanea e gratuita di giovani marginali, sono diventati opere da museo acquistate  a caro prezzo.

In  democrazia conta il consenso numerico, chi ha più voti ha il potere. La qualità non la minima importanza. Nicola Cusano definisce il sapere umano un sapere sempre confrontabile, mai reale. L’abbassamento del livello delle opere produce l’effetto domino amplificato dai mezzi di comunicazione di massa. Il sostantivo “cultura” è usato come etichetta per attività e manifestazioni sociali di ogni genere. La “cultura” del cibo, la “cultura” della pipa, la “cultura” della droga. E così di seguito. In compenso la cultura senza aggettivi sembra diventata residuale. La lettura, esercizio solitario, richiede tempo e riflessione, incompatibili con la contemporaneità. La letteratura di evasione ha maggiore successo perché può essere letta in metropolitana.

 

 

Zebra in metro 500

Share This:

Impulso e conoscenza.  0

È noto il detto: la matematica non è un’opinione.

Ebbene Hegel, nella fenomenologia dello spiritom afferma: la filosofia deve disprezzare la matematica.

Ovviamente l’affermazione va meditata e collocata nel contesto logico che la motiva. Anche la logica è stata messa in discussione. Interessante il libro pubblicato da Nikolaj Aleksandrovi  Vasil’ev “ Logica immaginaria” , nel quale sviluppa interessanti teorie sulle modalità dei giudizi logici.

Non c’è dubbio che la logica, per così dire, riordina i pensieri, non li crea. Abitualmente la logica è associata all’idea di aridità di un pensiero razionale. Questo offre pretesto gli artisti per rifiutarla in quanto sarebbe contro la creatività.

Tutte queste considerazioni ci portano chiarire come  “realtà” e “verità” siano concetti creati da noi, affidati spesso a convenzioni. Possono quindi non solo essere sottoposti a critica, ma secondo l’evoluzione del pensiero e delle consuetudini, possono essere considerati concettualmente obsoleti.

La coscienza critica è forse l’unica fonte di creatività, essa è alla radice della filosofia e di ogni impresa intellettuale che abbia un significato.

Infatti il fallimento delle avanguardie è stato provocato da una finzione critica, che si è tradotta nella semplice sostituzione di procedure, nella sostituzione della epistemologia dell’arte con un approccio parascientifico e l’adozione di procedimenti tecnologici. Questo ha comportato lo  snaturamento della ontologia dell’arte.

Il risultato, per chi lo vuole vedere, è sotto i nostri occhi. Con il rifiuto del bello, della mimesi  di fatto rifiutata la creatività, essendo arduo considerare creatività la produzione seriale meccanizzata, la produzione di manufatti industriali, l’adozione della tecnologica per creare realtà virtuali.  La provocazione come metodo ha portato a confondere creatività con impulso. Parafrasando la nota affermazione di Einstein secondo cui; il risultato della scienza è frutto di 95% di lavoro 5% di genio. Trasferire il concetto nel campo dell’arte serve a chiarire la ragione per la quale molta arte contemporanea è ciarpame.

Supporre che l’artista, o sedicente tale, abbia il dono della creatività che si manifesta per impulsi, significa inoltrarci in un deserto di senso nel quale, non è neppure chiaro chi possa essere considerato artista.

I pregiudizi sulla creatività e talune forme d’arte sono ormai evidenti a tutti.

Se si mantiene lo status quo è perché interessi concreti tengono in piedi la finzione che mette la sordina alla coscienza critica.

Arte evocativa: immagineEVOCAZIONE

Share This:

Patrimonio culturale contemporaneo  0

Storia e mito non fanno più parte del patrimonio culturale contemporaneo. Chiediamoci quindi come viene letta l’immagine della pittura oggi? Forse solo rilevando colore e forma, indifferenti al significato, quand’anche ci fosse.

La maggior parte degli artisti contemporanei non ha cultura classica e ha cancellata la traccia di una narrazione filosofica o mitologica. Quello che resta è la cultura del mainstream, un impronta tecnologica che fa il verso alla scienza. La spiritualità non fa più parte del bagaglio culturale, non solo dell’artista, ma di tutta la cultura contemporanea.

Con quale  sensibilità oggi osserviamo un’opera d’arte?  Potremmo fare un lunghissimo elenco di opere, soprattutto di matrice femminile, la cui essenza va oltre alla materialità per sconfinare nel laido.

L’ermeneutica delle intenzioni dell’artista è forse  meno importante di quella dell’osservatore medio. L’artista opera attraverso la propria soggettività, l’osservatore invece calibra la propria comprensione dell’opera attraverso il sentire collettivo, si sente esentato dalla necessità di  approfondire il significato di ciò che osserva.

Chiediamoci quale riflessione, stimolo, sensazione può suggerire, poniamo, la visione  del letto sfatto di Tracy Smith?

Si deve fare i conti con un’ipocrita  discrasia semantica che pervade la psicologia di massa, resa vulnerabile alla suggestione della comunicazione perché priva di anticorpi culturali.

A sua volta,  la funzione sociale della scienza, come ha dimostrato il  Covid19, parla attraverso una polifonia che si traduce in entropia della comunicazione influendo pesantemente sulla massa.

Temi sicuramente diversi che hanno in comune la suggestione prodotta da una comunicazione confusa, quando non sistematicamente decettiva.

La narrazione culturale ed artistica è soggetta alle stesse fonti di comunicazione, tv e giornali, ed agisce anch’essa sulla psicologia della massa contribuendo al formarsi delle opinioni come ha ben chiarito Jùrgen Habermas  nel libro “Agire comunicativo e logica delle scienze sociali”.

Se ci poniamo il problema che si è posto Max Weber del giudizio di valore, scopriamo che esso si basa sulle premesse del mercato incorrendo nell’arbitrarietà dei punti di vista.

Runciman  coglie assai bene il rapporto esistente tra il problema del giudizio di valore e il problema della scelta, ma deve arrendersi di fronte all’approccio a-culturale delle masse suggestionate, come abbiamo scritto, dalla imponente macchina della comunicazione che, in pratica, confluisce in operazioni di pubblicità e marketing.

Braslins: Anime selvagge. Olio su tela. S.D.

Braslin 500

 

 

Share This:

Le candele di Locke e Descartes.  0

 

 

La candela, umile oggetto ormai in disuso anche se amato specie dai seguaci della new age, è stato utilizzato come oggetto di riferimento per dispute filosofiche tra Descartes e Locke che hanno scritto due storie diverse ma complementari della candela: il primo ne ha realizzato uno schema intellettuale espropriato di ogni senso comune: “ Che cosa è dunque, ciò che si conosceva con tanta distinzione in quel pezzo di cera? Certo non può essere niente di quel che vi ho notato per mezzo dei sensi, poiché tutte le cose che cadevano sotto il gusto o l’odorato o la vista o il tatto o l’udito si trovano cambiate, e tuttavia la cera stessa resta….” Locke vede invece l’altra faccia: il grado d’intensità della esperienza ordinaria che è sufficiente per non metterci un dito sopra: “ Poiché, non rispondendo le nostre facoltà alla piena estensione dell’essere, né a una conoscenza perfetta , chiara e comprensiva delle cose , libera da ogni scrupolo e dubbio, bensì soltanto alla conservazione di noi stessi, cui sono date; e rispondendo esse, da come sono costruite, all’uso della vita, servono assai bene al nostro scopo finchè ci danno soltanto notizia certa di quelle cose che sono per noi convenienti o dannose. E infatti, chi veda un candela accesa, e abbia fatto esperienza della forza della fiamma  mettendovi sopra un dito, non dubiterà davvero che esiste fuori di lui, che gli fa del male…”   La scienza e il senso comune si sostengono reciprocamente; cioè sono aree che si spartiscono compiti e competenze diverse. Il senso comune per Locke finisce per essere tutto ciò che non è scienza; e quindi è odore, sapore, gusto e simili entro nessi di concomitanza empirica che costituiscono guide sicure per l’orientamento pratico. Il salto che a noi pare enorme tra i risultati della scienza di oggi, sono avvenuti con gradualità nell’accettazione comune di quelli che, viste nell’ottica degli antichi, sono scoperte strabilianti.

 

 

Candela in pittura-500

Share This:

 0

Oggi anche la fotografia è svilita dal consumo. Folle con il telefono ritraggono ogni cosa, soprattutto se stessi.

La storia della fotografia è la narrazione di un possibile, di ciò che le immagini potrebbero narrare se guidate da una mentalità che non sia solo riproduttiva.

In Europa la fotografia è stata in buona parte guidata dal concetti del pittoresco, per esempio il povero, lo straniero. il vecchio; dall’importante, per esempio il ricco il famoso e del bello.

Le fotografie tendevano alla esaltazione o alla neutralità.

Gli americani, meno convinti della permanenza di una qualsiasi organizzazione sociale, ed esperti della realtà e dell’inevitabilità del cambiamento, hanno fatto più spesso della fotografia partigiana.

Hanno fatto fotografie non solo per mostrare ciò che bisognerebbe ammirare, ma per far conoscere  ciò che occorrerebbe affrontare, deplorare, correggere.

La fotografia americana comporta una connessione più sommaria e meno stabile con la storia; è un rapporto insieme più ottimistico è più predatorio, con la realtà geografica del sociale.

L’aspetto ottimistico è esemplificato dal frequente uso che si fa della fotografia in America per destare le coscienze.

All’inizio del secolo scorso Lewis Hine venne nominato fotografo ufficiale del National Child Labor Committee, le sue fotografie dei bambini che lavoravano nei cotonifici nei campi di barbabietole e nelle miniere di carbone influirono sulla decisione dei legislatori di proibire il lavoro infantile.

Durante il New Deal, il progetto FSA di Stryker ,che era allievo di Hine, fece arrivare a Washington informazioni sugli operai stagionali e sul mezzadri,aiutando i burocrati a trovare il modo di aiutarli.

Ma anche al massimo del suo moralismo,la fotografia documentaria era, in un certo senso autoritaria, perché la fotografia ferma l’attimo del quale non fornisce giustificazione.

La fotografia è un media bizzarro. Scrive Roland Barthes in “La camera chiara” . Essa stabilisce una speciale corrente determina attrazione, ricorda avventure, porta alla memoria ricordi famigliari, amori dei quali il cuore non conserva traccia.

Quando nel 1978 pubblicai “ La gabbia sui Pirenei” , teoria sull’uso dell’immagine fotografica nell’arte, molti espressero la loro perplessità. Oggi la fotografia e gli effetti speciali dominano incontrastati la produzione artistica. Come sempre accade, con il successo subentra una sorta di decadenza, si trascurano i dettagli, il senso del racconto. Come un brutto romanzo anche la narrazione per immagini diventa banale.

La fotografia, come le parole, si presta all’inganno, ma è molto più efficace perché l’eloquenza della immagini è più incisiva, meno contestabile.

Com’era inevitabile la fotografia è anche il media per eccellenza degli eccessi, Herman Nitsch la usa per le immagini kitsch, di vagine sanguinanti e quarti di bue appesi a ganci, Cindy Sherman mostra vagina dilatate. Il brutale e il fittizio s’incrociano in racconti confusi dove spesso emerge la parte oscura dell’artista che tenta di nascondersi dietro alla realtà. Cugnoni 1872

Share This: