Post by Category : arte e cultura

Informazione corrotta.  0

Ventitre anni prima che Marshal Macluhan pubblicasse il noto saggio “Gli strumenti del comunicare”, che  conteneva  la nota affermazione: “Il mezzo è il messaggio”, Orson Wells realizzò quasi in solitudine il film “Quarto potere”.  Era il 1941. Sotto lo pseudonimo  di Citizen Kane.  Wells narrava le gesta di  William Randolph Hearst, magnate statunitense della stampa. Come sempre accade , per  ignoranza e corta memoria, i problemi sollevati da Orson Wells sono stati archiviati.  E’ rimasto il problema dei mezzi  di comunicazione che si presentano come il baluardo della democrazia, quando il realtà rappresentano la forma peggiore della cattiva coscienza della società, oggi come ieri. Nel giornalismo vi è stata una  crescita  esponenziale della presenza femminile.  Non vengono comunicate notizie, ma create. I giornalisti  come pappagalli   ripetono ciò che  chiunque può vedere, ma spesso deformano la realtà a vantaggio di una parte politica. In Italia la RAI si presenta come servizio pubblico, pretesto per imporre un canone anche a chi, forse la maggioranza, non guarda i programmi rai. I media  hanno interesse a raccontare ciò che si presume  il pubblico voglio sentirsi dire, non perdendo di vista la propria posizione politica. La conferma la troviamo nelle rubriche “lettere al giornale”. Rubrica che, in teoria, dovrebbe  ospitare le opinioni dei lettori, ma la selezione delle lettere in base alla “linea editoriale”. Gli argomenti che costituiscono il mainstream  del pensiero unico:  donne (femminismo), immigrati, omosessuali. Provarte a scrivere una lettera  avanzare critiche su tali argomenti , verrà sicuramente cestinata.  Il pensiero critico non è incompatibile con l’universo mediatico; sono  in gioco ragioni di mercato e di potere. Dopo i fatti dell’11 settembre a New York, Jacques Derrida e Jurgen Habermas  discussero su ciò che era accaduto. Il dibattito ebbe grande risonanza, ma le tesi dei due filosofi ebbero una connotazione diverse a secondo la linea politica dei singoli  media. I giornali occidentali  non hanno mai messo in risalto l’atroce azione criminale di George Busch ,  l’aggressione all’Iraq  giustificata con l’esibizione all’ONU di notizie false, puntualmente avvallate dai media. I mezzi di informazione definiscono se stessi “baluardo della democrazia” , in realtà sono cassa di risonanza del potere e dei gruppi sociali organizzati, a favore dei quali fabbricano notizie false e propinano fatti in forma decettiva. spesso ignobile. La politica dell’occidente è costituita da una serie infinità di sopraffazioni . Ovviamente anche la cultura, genericamente intesa, fa la sua parte. Si consideri che è stato assegnato il Nobel per la pace a Barack Obama, l’uomo che affiancò il francese  Sarkozy  e il britannico Blair nella aggressione alla Libia, ha finanziato e addestrato  gruppi islamici armati per combattere il Governo siriano. Il gruppo si trasformerà nell’ISIS  che ha  scatenato guerre e massacri che durano tuttora.  Sull’origine di questo disastro la stampa occidentale tacque e continua a tacere.Quarto_potere (1)

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I nonni delle avanguardie.  0

Vagolando alla ricerca di idee e di successo, Duchamp, il figlio del notaio normanno, nel 1905 approdò a Montmartre e scoprì lo spirito burlone  di un gruppo di personale che si definivano “Incoerenti”. Tra questi Emile Goudeau, il quale  crea il circolo degli Hydropathes, patronimico  per definire una comunità allergica all’acqua, e forse anche alla pulizia personale. Tra questo insolito raggruppamento spicca Jules Lèvy attorno al quale gravita l’accolita degli “Incoerenti”. Lèvy  di professione fa il rappresentante di commercio. C’è un detto secondo cui : “Chi non ha ne arte ne parte, apre una galleria d’Arte”.  Lévy  organizza  un’esposizione  di disegni di persone che non sanno disegnare. Per 10 anni , dal 1882 al 1893 , lo spirito goliardico, le buffonate, gli scherzi sfrenati animano il gruppo che organizza mostre tenendo fede alla propria ragione sociale. Nel gruppo di Levy troviamo tutto quanto più tardi ritroveremo in Duchamp, giochi di parole, ready-made, monocromi, ed anche i concerti del silenzio che presenterà John Cage.  In mezzo a questa fauna scatenata troviamo un altro normanno Alphonse Allais che nel 1883 espone una tela con il titolo: “ Prima comunione di giovani ragazze clorotiche  in un giorno di neve”. In realtà si tratta di un monocromo bianco. L’anno successivo presenta: Cardinali apoplettici che raccolgono pomodori  sulle rive del Mar Rosso”. E’ inutile dire che si tratta di un monocromo rosso. La stesso astruso surrealismo si ritrova in un altro artista del gruppo che espone:” Rissa notturna di negri in cantina” . In effetti gli “Incoerenti”  hanno anticipato molti degli snodi del ‘900. Prima di Yves Klein, di Duchamp e di tutti gli apologeti che hanno marcato “l’Arte” del secolo scorso, inclusa la merda d’artista di Manzoni. Gli Incoerenti  esibiscono secrezioni corporee ed esibiscono acquerelli di saliva. In breve, non solo buona parte della  cosiddetta avanguardia ha esposte opere che costituivano spregio a tutto ciò che per secoli l’arte ha rappresentato, ma in queste loro esibizioni provocatorie non si imitavano a vicenda, senza ombra di originalità Tutto questo ha improntato buona parte dell’arte contemporanea che, tra ignoranza e carenza di capacità tecniche, continua sulla ripetitiva strada delle provocazioni senza costrutto.   aaaaaaaaaaaa-LA-NOTTE-DEI-MORTI-VIVENTI

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Retorica e decezione.  0

Il dono naturale dell’arte così detta bella,  deve comunque avere una regola Di che genere potrebbe essere? Sappiamo che l’artista vive, oggi più di ieri, immerso nella realtà del mondo che apprenda la propria arte percepisco i propri stimoli dalla realtà che vive dal tipo di vita che conduce quindi l’artista potrà avere idee che però non nascono nel vuoto come abbiamo molte volte sottolineato i modelli della bella arte l’unico mezzo per trasmettere alla posterità non potrebbe essere diverso da ciò che consiste nel registrare la realtà che l’artista vive ora Il punto fondamentale dell’arte contemporanea non è soltanto che l’artista è eccessivamente forse immerso in una in un sistema che condiziona il suo operare non solo dal punto di vista tecnico il che sarebbe già di per sè piuttosto grave ma anche da un punto di vista sociale Cioè vi è forse un eccesso di mondanità che induce l’artista a seguire il mainstream del momento e cioè per seguire quella che ritiene essere una forma d’arte che intanto posso avere successo sul mercato e quindi debba essere funzionale a una certa idea che è a priori del Lavoro dell’artista celati sta In altre parole non è più colui che crea e che produce delle idee Ma è colui il quale tratta delle idee e le riproduce in modo più o meno omologato dalla realtà che si trova a vivere quindi il genio per fornire una materia dalla propria creatività dovrebbe forse sottrarsi alle cessioni condizionamenti dovrebbe dedicarsi a una ricerca personale oltre che è un perfezionamento tecnico tecnico nel senso che l’arte deve comunque essere prodotta mediante un’azione materiale citrato di scultura di pittura o di qualsiasi altra cosa ora l’artista sembra ignorare questi percorsi c’è la prossima Diva cultura che gli viene trasmessa nelle accademie diventa semplicemente un indirizzo di carattere generale Fermo restando che nelle accademie e vengono come dire celebrati artisti della modernità Cioè credo che coloro i quali il primo anno è l’indirizzo artistico generale siano i soliti americani Warhol Eccesso di condizionamenti che va di pari passo con la modesta preparazione culturale. Ebbi occasione di scrivere  che l’artista oggi dovrebbe essere filosofo,  non nel senso di pretendere di concretizzare in forma determinati concetti questo non solo fuori luogo ma avrebbe  risultati negativi. In primo luogo fossilizzare un’idea. Eidos è per definizione estremamente mobili quindi si si  modifica cambia. La pretesa di formalizzare un concetto che rimarrà stabile. L’artista e filosofo  dovrebbe essere filosofo in quanto aspirazione in quanto a conoscenza in quanto riflessione che sia oltre la funzionalità della materia che lavora, ma nello stesso tempo non può, non  dovrebbe dimenticare gli aspetti concreti del proprio mestiere. Ci troviamo in una situazione paradossale. C’è una sorta di  sclerotizzazione sul tema dell’antropocentrismo, l’uomo al centro di tutto. Ma poi  vediamo la realtà contemporanea nelle nostre vite e scopriamo il prevale di un cinismo edonistico, lo sfruttamento, anche nella sessualità. Procediamo per espedienti retorici. Nel  Iibro “Decadenza”   Michel Onfray sottolinea come le forme di depravazione e devianza, le unioni omosessuali, siano diventate una forma di riferimento civile.  Si vuole capovolgere la realtà. Dopo un secolo di “avanguardie”  restano presenti e attive le  Accademia di Belle Arti, solo che le belle arti non ci sono più, non si insegnano più.

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Istinto e Ragione.  0

La filosofia di questi ultimi decenni sembra più impegnata a creare neologismi intorno ai quali radica a posteriori  improbabili articolazioni teoriche, piuttosto che attuare un tentativo di orientamento in un’epoca nella quale domina la confusione. Il  post-modernismo denunciando la ragione come fonte dei maggiori danni  alla società, di fatto ha  favorito la frammentazione personalistica e dato la stura al solipsismo che dilaga in ogni ambito sociale. Abbandonata la ragione l’uomo moderno si chiude nell’ossessione della propria (apparente) identità. Purtroppo non sono molti  i filosofi ad avere preso coscienza della realtà,  infatti  continuano nel loro strabismo storico-filosofico che produce danni. Michel Onfray, nel libro “Decadenza” (Ed.Ponte delle Grazie), a pagina 171 si scaglia contro il concilio di Trento (1545- 1553!?!) reo di aver accettato l’esistenza del libero arbitrio. Inevitabilmente  viene tirata in ballo l’omosessualità. Scrive Onfray:”…l’uomo che obbedisce alle pulsioni che lo rendono omosessuale..”   Intanto andrebbe chiarito cosa significa  “renderlo omosessuale?”. Un conto sono le pulsioni altra cosa è il libero soddisfacimento degli istinti. La sodomia e il lesbismo non sono pensieri, ma atti.  Onfray evidenza  l’approssimazione ontologica nella determinazione di ciò che è umano. Dovendo essere consequenziali, quando ci si schiera a favore dei cosiddetti “diritti individuali”  si sostiene che ognuno deve essere libero  di decidere dei propri comportamenti. Si pone la questione: come può decidere del proprio comportamento chi non si considera responsabile delle proprie azioni? Il libero arbitrio, questione discussa per secoli dalla filosofia, significa esattamente la capacità di rispondere responsabilmente delle proprie scelte. Si tratta di far uso  della prerogativa più umana, l’esercizio della volontà, la capacità di saper decidere ciò che è bene, ciò che male. Grazie alla schiera di filosofi “post- moderni” come Onfray, la distinzione tra bene e male è stata abolita. Le conseguenze sono visibili nella società contemporanea nella quale è tutto permesso,  senza assunzione di responsabilità. Basta accedere alla rete per vedere l’esibizioni di ogni perversione, inclusa la zoofilia. A questo punto appare chiaro che, nell’ansia di rimuove paletti etici, Onfray,  con lui non pochi filosofi e intellettuali, riportano indietro di milioni di anni l’evoluzione umana, l’idea che molti intellettuali hanno degli esseri umani è che siano animali incapaci di dominare le proprie pulsioni, controllare i propri istinti. In questo modo, in nome della libertà assoluta, vengono giustificati agli aspetti peggiori, l’uomo zoologico ha il sopravvento sulle conquiste che l’evoluzione umana, ci riporta all’istinto animalesco nei suoi aspetti peggiori.     aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaDE-Kooning

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La funzione gnoseologica dell’arte.  0

Percepire il mondo significa avere la capacità di decifrarlo “In principio era il verbo”.La parola come strumento di possesso della realtà. Dare il nome alle cose significa farle proprie. L’espressione ampliare gli orizzonti, non significa accumulare esperienza, ma piuttosto capire le esperienze che si vivono. La preparazione culturale è propedeutica a ogni scelta, la sequela di scelte esperenziali fa di noi quello che siamo. L’abbassamento del livello culturale non consiste solo nella limitazione del sapere, ma piuttosto nella scelta  e natura del sapere, e della comprensione che abbiamo. Il disturbato mentale che impara a memoria i nomi di una guida telefonica non sa nulla delle persone di cui conosce i nomi. Questa è l’estremizzazione di un finto, inutile, sapere, ecco dunque che la funzione gnoseologica dell’arte non può consistere nel porre il colore su una tela, nel frammentare la realtà raffigurando oggetti e persone, o semplicemente mettere insieme colori. Il linguaggio dell’arte ha funzione di conoscenza, non  di solo piacere, di riflessione, non di pura emozione. Quando i manieristi realizzarono le loro opere, per altro splendide sotto il profilo formale, veniva loro imputato di affidarsi alla maniera, di privilegiare il mestiere rispetto all’invenzione. Appare dunque un paradosso sostenere che la caduta casuale dei colori sulla tela costituisca una raffinata tecnica pittorica. C’è chi addirittura arriva a sostenere che Pollock sapeva indirizzare la caduta del colore in modo millimetrico. Affermazione falsa ed anche contraddittoria. Il linguaggio dell’arte, come quello verbale, ha una sua grammatica, non può ridursi a un borbottio, a gergalità, ciò costituisce regressione. Anche gli animali emettono suoni, versi, comunicano tra loro guidati dall’istinto non certo da regole grammaticali. L’immaginazione è prerogativa esclusiva dell’uomo, almeno alla stadio attuale delle nostre conoscenze. Quando l’artista si accinge a realizzare un’opera si suppone abbia in mente un’idea, un progetto. L’opera è già, per così dire, nella sua testa. Tecnica e immaginazione sono gli strumenti con i quali egli realizza il suo lavoro,attua una comunicazione attraverso la forma. L’opera è riuscita quando  la comunicazione riproduce una realtà possibile, o una realtà semplicemente immaginata. Il dato  gnoseologico si attua nella riuscita della comunicazione visiva. La forma è il messaggio

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Sogni e incubi  0

L’antica questione se l’essere umano sia naturalmente buono o cattivo, è già tratteggiata nella narrazione biblica nella quale appaiono i tre personaggi chiave. Adamo che cede alla lusinghe di Eva, a sua volta ingannata dal serpente, e per akrasia compromette il suo futuro. Abele, la cui bontà lo rende vittima predestinata. Caino, nostro progenitore, che per invidia e odio uccide il fratello. Anche per i non credenti, gli stereotipi umani rappresentati, non possono non avere un profondo significato simbolico. Certo in un epoca in cui sono i dentisti a occuparsi dei mali dell’anima, non c’è molto da essere ottimisti. Siamo sommersi dal  déjà dit che tuttavia non sembra sia stato efficace per il miglioramento della nostra specie. In un lungo dialogo Socrate esorta Alcibiade ad avere cura di se, per prepararsi a gestire la cosa pubblica. Non c’è dubbio che l’educazione correttamente intesa, è “contro natura”,  nel senso che induce l’uomo a non abbandonarsi al proprio interesse e piacere. Nell’era moderna sembra che la tendenza sia esattamente contraria. Il principale bersaglio della filosofia moderna sembra essere l’etica, vista come ostacolo alla realizzazione dei propri desideri. Hume, nel trattato sulle passioni, arriva a definire la ragione schiava delle passioni. In realtà ragione e passione sono due aspetti spesso antitetici. Così pure è contraddetta dalla realtà la teoria secondo cui, unica ragione dell’agire sono i desideri. Quando un uomo si getta tra le fiamme o in acqua per salvare un suo simile, non desidera certo morire bruciato o annegare, agisce d’impulso mettendo a rischio la propria vita. Ma, se indagassimo il passato di colui che compie il gesto, quasi certamente scopriremmo che è stato educato a vincere l’egoismo. Il discorso sulla morale, qualunque cosa s’intende con questa parola, si occupa spesso di assoluti, ma trascura gli effetti pratici, proprio in una fase storica in cui sembra dominare il pragmatismo. Il solipsismo contemporaneo porta alla chiusura della mente, a una progressiva miopia. La cura di se parte dall’attenzione per l’altro. Il frutto delle nostre azioni è conseguenza di quanto abbiamo seminato dentro di noi. L’intelligenza, come tutte le funzioni che riguardano gli esseri umani, si sviluppa, migliora, cresce, quanto più siamo impegnati a utilizzare le nostre facoltà per capire. Il solipsismo, inducendo a concentrare l’attenzione su noi stessi, limita la nostra visione e riduce progressivamente la facoltà di capire la realtà fenomenica che ci circonda. Tutto ciò che avviene nella nostra mente, anche quando apparentemente è dimenticato, in realtà lascia un segno. Agiamo in base a ciò che abbiamo appreso. Esempio, se nelle Accademie  vengono esaltate le combustioni di Burri, le tele bianche di Kazimir S. Malevic, le opere seriali di Warhol , non c’è da pensare che escano artisti capaci di usare il pennello per dar forma alla loro sensibilità, capaci di sottrarsi alle lusinghe della tecnica che sembra rendere più facile il loro lavoro. Certo, in nome del “progresso” ci si può arrendere all’inevitabilità degli eventi, cosi com’è avvenuto nel rapporto della produzione con l’eco-sistema, ma in questo modo sarà molto difficile modificare gli aspetti negativi della realtà in cui viviamo. L’ottimismo non può nutrirsi di sogni, ma deve far ricorso alla ragione, la più umana delle prerogative perché l’unica che può indurci a vedere oltre il contingente.Gli esseri umani hanno sempre cercato nei sogni l’evasione dal presente. Il l”Libro dei sogni” di Artemidoro, risale al II secolo d.C. e prima di lui Nicostrato di Efeso, Paniasi di Alicarnasso, Apollodoro di Telemesso, Febo di Antiochia, Dionisio di Eliopoli, e molti altri hanno scritto libri sui sogni. Non pare che nessuno di costoro abbia modificato il corso delle cose. La forma moderna del sogno è costituita dalle finzioni della tecnica. In certo senso la passività è uno degli effetti del solipsismo. L’uomo contemporaneo non riuscirebbe a sopravvivere senza l’aiuto degli strumenti che ha costruito. Non sembra una prospettiva rassicurante, così come l’illusione di dominare per intero la natura, mentre in realtà non sa controllare se stesso.         Incubo

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Ubi arte ibi motus  0

Nel 1956 Sellars scrisse “Empirismo e filosofia  della mente”. Un tentativo di caratterizzare gli eventi mentali  come costrutti esplicativi che svolgono un ruolo nel nostro schema concettuale in virtù della loro utilità descrittiva.  Sellars tentava di scalzare la tesi secondo cui la conoscenza dei propri eventi mentali  è intrinsecamente privilegiata e pone un ostacolo alla scoperta empirica che gli eventi mentali sono neuronali. Il materialismo ha guadagnato larghi consensi negli anni Sessanta, le questioni sollevate dalle pretese ideologiche del naturalismo rimanevano fortemente controverse. Putnam sollevò una grave obiezione alla teoria dell’identità di tipo del genere reso popolare da Smart. Putnam rilevò come sia implausibile  che una sensazione come il dolore sia identica a un unico stato neuronale in tutti gli organismi che provano dolore, considerata l’enorme diversità delle fisiologie. Egli inoltre osservava come sia altrettanto implausibile pensare che ogni dato tipo di pensiero, per esempio, il pensiero che tre x tre fa nove o che la situazione attuale è pericolosa, sia realizzato dallo stesso stato fisico in ogni essere pensante. La teoria dell’identità di tipo sembrava insostenibile non solo considerando la possibilità di esistenza su altri pianeti, le varietà di animali superiori, fino ad arrivare alla possibilità dei robot pensanti, ma soprattutto in ragione della plasticità del cervello. Gli stati mentali sembrano essere multirealizzabili, realizzabili cioè in modi diversi. Queste teorie filosofiche furono alla base dello sviluppo di alcune correnti artistiche. La body-art, con esperimenti sulle possibilità di reazione al dolore del corpo umano. L’effetto sulla stessa plasticità del corpo sottoposto a eventi che mettevano alla prova la resistenza fisica e la sopportazione di condizioni particolarmente critiche. L’ambiziosa pretesa di dare forma plastica a valori concettuali è stata in gran parte frustrata dalla approssimazione culturale dell’approccio. Così come il tentativo di usare il corpo umano come “oggetto artistico”  in molti casi è stato travolto dalla deriva pornografica. Restano comunque validi tutti i presupposti anche se attendono chi sappia darne una convincente realizzazione. Per esempio l’esperimento effettuato in California, che consisteva nel tentativo di “smaterializzare” l’opera  d’arte, e/o creare un’opera collettiva. L’esperimento avveniva in questo modo: un gruppo di non più di 10 artisti ascoltava la mia voce fuori campo che esponeva la dettagliata idea di un’opera d’arte. Ogni artista, partendo dall’imput   ricevuto realizzava un’opera. Curioso osservare come, avendo lo stesso riferimento vocale, ogni artista realizzava un’opera diversa. L’opera non era costituita dal singolo lavoro, ma dall’insieme dei lavori, dal momento che tutti partivano dalla stessa idea da me suggerita. Mi era parso un modo efficace per realizzare un’opera collettiva, consentire un confronto diretto sui diversi modi di concepire una stessa indicazione teorica espressa in forma vocale diretta. In questi miei esperimenti alla UdC  riscontravo una grande disponibilità mentale degli artisti a  percorrere il tracciato di una utopia progettuale da me pensata e da loro realizzata in perfetta sintonia mentale. Ogni opera era frutto della creazione di forme che scaturivano da una sensibilità assolutamente individuale. Malauguratamente il fattore economico ha finito per prendere il sopravvento sulla ricerca teorica disinteressata. La materializzazione dell’arte, il logo personalizzato, erano condizioni richieste dal mercato per poter impostare le operazioni di marketing. Il risultato oggi lo abbiamo sotto i nostri occhi.    anonimo

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Il nobel e suoi disastri.  0

George Bernard Shaw, che in quanto a boutade non era da meno di Oscar Wilde, una volta disse: “si può perdonare ad Alfred Nobel di avere inventato la dinamite, ma non di aver creato il premio che porta il suo nome”. Con la scienza del poi, più che una boutade quell’affermazione appare una premonizione. E’ noto che la Svezia, come quasi tutti paesi del nord Europa, è  sempre stati all’avanguardia nell’omologare ogni forma di perversione, non a caso il potere femminile è prevalente da decenni. Questo finisce per costituire giustificazione ed alibi per altri  paesi, anche quando hanno tradizioni culturali e antropologiche agli antipodi dei paesi nordici.Perché questa digressione? Perché ci aiuta a capire le ragioni per le quali è stato dato il premio Nobel per la pace a Barak Obama prima ancora che salendo al potere dimostrasse di essere un uomo di pace; infatti, anche grazie  alla pressione e ai suggerimenti di Hillary Clinton, Obama ha scatenato guerra alla  Libia e alla Siria, finanziato l’ISIS che poi è diventata fucina di terroristi con i quali l’Europa deve fare i conti.. Qualcosa di analogo è accaduto con Aung San Suu Kyi, diventata un’eroina sotto la pressione delle potenti lobby femministe e liberal, una volta raggiunto il potere “l’eroina”non ha trovato di meglio che compiere una strage prendendo a colpi di mortaio il popolo Rohingya, minoranza etnica di religione islamica. Infine il brian trust di Stoccolma, ha pensato bene di assegnare  il premio per la letteratura allo statunitense  Bob Dylan, un cantante country . Simile decisione non costituisce certo incoraggiamento alla cultura, ma piuttosto sprone alle case discografiche che presto organizzeranno lobby per far ottenere il premio ai loro autori. Last but not lrast, c’è da tener conto degli effetti collaterali. Un autore a cui venga assegnato il Nobel, a prescindere dalla qualità del suo lavoro, vedrà aumentare le vendite. Gli editori raschieranno, come si dice, il fondo del barile per pubblicare tutto ciò che ha scritto, anche nei periodi di obnubilamento creativo che colpisce ogni autore. In conclusione affidare a un gruppo di vecchietti di non specchiata virtù il compito di indirizzare le masse verso un autore, è effettivamente un atto abominevole che solo all’inventore di uno strumento di distruzione di massa poteva venire in mente.  AlfredNobel_cropped

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Identità e differenza.  0

Che cosa è una differenza? Differenza è un concetto molto peculiare e oscuro. Non è una cosa, un evento. E’ una sensazione soggettiva. Se cominciamo a porci le domande sulla natura delle differenze abbiamo difficoltà a definirle. Una differenza che si produce nel corso del tempo viene definita “cambiamento”. Nelle scienze fisiche gli effetti delle differenze costituiscono condizioni concrete. Un nero è diverso da un bianco, un pezzo di legno è diverso da un pezzo di carta. Ma quando si entra nel campo della comunicazione, dell’organizzazione, gli effetti non sono più così evidenti. Quando io guardo carta  e legno, percepisco la differenza in quanto conosco a priori le caratteristiche della carta e  quelle del legno. In caso contrario non potrei rilevare la differenza, potrei constatare soltanto che le due materie hanno caratteristiche diverse. La differenza tra legno e carta viene rilevata dalla retina ed elaborata dal cervello. L’elaborazione è possibile in base alle mie conoscenze. Nelle mia mente il nulla, ciò che non esiste, non può essere elaborato. Il cervello funziona solo in base alla captazione di dati sensibili o in base a esperienze pregresse. Nelle scienze fisiche noi ricerchiamo le cause, partendo dal presupposto siano reali. Ma, esistono effetti che la nostra conoscenza-esperienza da per scontati. Chi mai ha visto l” energia” eppure sappiamo che esiste una forza che convenzionalmente viene definita “energia”. Si dice anche “energia dello spirito”. Buona parte di ciò che crediamo di sapere in realtà consiste in un atto di fede su fenomeni e materia che non siamo in grado di verificare e spesso neppure di capire interamente. Le analogie dalle scienze fisiche sono prese a prestito come base concettuale per costruire teorie psicologiche e del comportamento. Questa struttura alla Procuste è spesso insensata, sbagliata. La parola “idea” , nella sua eccezione più elementare , è sinonimo di differenza. Nella critica del Giudizio, Kant afferma che l’atto estetico più elementare è la scelta di un fatto; egli sostiene che in un pezzo di gesso c’è un numero infinito di fatti potenziali. La Ding an sich, il pezzo di gesso, non può mai entrare nella comunicazione  o nel processo mentale proprio a causa di queste infinite potenzialità. I ricettori sensoriali non possono intercettarle; le eliminano. Tra l’infinito numero di differenze ne scegliamo un numero limitatissimo, che diviene informazione. In effetti ciò che intendiamo per informazione , per unità elementare d’informazione, è una differenza che produce differenza.

Se noi valutiamo sotto il profilo informativo un’opera d’arte, scopriamo che quello che ci viene comunicato non è informazione, se non in rari casi, ma piuttosto conferma di una visione stereotipata di una porzione di realtà-conoscenza. Un’opera che riproduce frutti o sottobosco in materiale plastico quale tipo d’informazione veicola? Una riproduzione seriale di una icona della modernità quanta informazione contiene? Siamo in presenza di espedienti elementari che fanno perno sul fenomeno di semplificazione psicologica basata sul riconoscimento, sul déjà vu. L’arte contemporanea, contrariamente a quanto presume, è essenzialmente coazione visiva, immersa com’è nel contingente mondano. La stessa serialità, se non è dovuta a una tendenza alla diplopia, è dimostrazione evidente della difficoltà degli artisti contemporanei di sottrarsi ai limiti della loro modesta cultura, ricorrendo modesti artifizi. Ogni opera degli antichi maestri, e dei migliori artisti moderni, fa storia a se, illustra stimola, propone, allude. Caratteristica dei pasdaran dell’avanguardia, è la cifra ripetuta all’infinito. E’ ciò che il mercato richiede, l’immediata univoca identificazione, stereotipi ripetuti, logo immediatamente identificabile.    AAAAAAAAAAAAAAAAREBEE-COX-500

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Le abitudini del pensiero  0

Cosa significa “agire razionalmente”? Le costruzioni linguistiche della filosofia e letteratura si limitano a descrivere e rendere intelligibili a se stessi gli esseri umani, o si propongono lo scopo di migliorarli? Ovvero ci migliorano per il solo fatto di farci riflettere? L’uomo contemporaneo è migliore del suo antenato di 5000 anni fa? Domande che la filosofia si pone alle quali solo trova raramente risposte. E’ un fatto che osservando la realtà, non sembra che gli stimoli al  pensiero, abbiano contribuito in modo determinate a modificare i comportamenti umani. Sembra prevalere l’atteggiamento di Mrs Grundy, celebre personaggio della commedia di Thomas Morton “Speed the Plough”, diventata proverbiale per indicare come la società si affidi alle abitudini di pensiero.  C’è chi sostiene che qualsiasi teoria filosofica vada contro il senso comune deve essere rifiutata. Un tesi spuria che rende di fatto superflua la filosofia dal momento che proprio per superare il senso comune la filosofia è necessaria, non convince il punto di vista espresso da Reid sulla questione, e nemmeno le teorie che, riecheggiando  le tesi di Reid esprimono G.E. Moore e J.L. Austin. La storia dimostra come sia abbastanza vera l’affermazione di Hume secondo cui l’uomo si affida più all’abitudine che all’intelletto. Heigegger sosteneva che la scienza è stupida. Di fatto è l’uomo ad essere molto più limitato di quanto crede. Tutta la storia della filosofia è il tentativo del pensiero di capire se stesso. Una sorta di psicogorrea i cui esiti sulla natura umana appaiono modesti. Ogni tentativo di  “anticonformismo”,  spesso costituito solo da  aspetti esteriori, o

effimere teorie, si traduce nel creare un conformismo di segno opposto. Marx  aveva proposto che i filosofi, che fino ad allora si erano limitati a descrivere il mondo, si adoperassero per cambiarlo. Non pare che ciò sia avvenuto. Tutti i tentativi di uscire dalle convenzioni si traducono nella creazione di nuove convenzioni. Le cosiddette “avanguardie” dell’arte moderna volevano abbattere le accademie, distruggere i musei, abolire l’istituzione dell’arte. Oggi le accademie sono occupate da ex  avanguardisti, nei musei ci sono le loro opere, l’istituzione arte è più forte che mai, anche se i prodotti sono in troppi casi francamente orrendi. La pretesa di originalità si è tradotta nel suo contrario, la diffusione delle opere seriali. Scriveva Spinoza: “ Noi non desideriamo niente per il fatto che lo giudichiamo buono, ma viceversa diciamo buono ciò che desideriamo, e di conseguenza cattivo ciò che non ci piace”. E ancora: “L’uomo libero è colui che vive soltanto secondo il dettame della ragione”. Ecco spiegato il senso di morte nella società contemporanea di cui scriveva Pasolini. E’ la ragione che produce la differenza. Infatti vi è una tale contiguità tra le opere dei contemporanei che spesso è difficile distinguerle le une dalle altre. La filosofia è ridotta per lo più a frammentata esegesi del pensiero degli antichi. Mai come oggi è stata forte la pretesa di originalità, mai come oggi vi è omologazione. I giovani vivono in grappoli, pensano collettivamente, vestono in modo che vuole essere originale ed è solo trasandato, sciatto, però con il logo ben in vista, anche sui capi intimi. Esattamente come per l’arte, non conta la qualità ma la firma imposta da marketing e pubblicità. Insensibilità e ignoranza si trasformano facilmente in cinismo, un paradiso per politici e sedicenti artisti miliardari. E’ il denaro infatti, null’altro, il segno di distinzione. L’amore è della specie descritta da Sant’Agostino: “Ci amiano come si ama il cibo: per consumarci.      barlume-del-tramonto

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