Logica dell’opera d’arte.  0

Nel 1928 Rudolf Carnap pubblicò “Costruzione logica del mondo” che rimane a mio parere il suo testo più significativo. Egli diede largo spazio alla metodologia, lasciando sullo sfondo l’impostazione filosofica. Il richiamo a Carnap serve a chiarire l’importanza di costruire lo spazio comunicabile della conoscenza, presente anche negli scritti di Schlick. Gli equivoci provocati da certa “filosofia dell’arte” nella quale si confonde l’oggetto con la sua designazione verbale. L’arte dovrebbe essere il tramite attraverso cui si realizza la simbiosi tra sensibilità e razionalità nella forma significante che costituisce l’indicazione di una potenzialità. L’opera può dirsi compiuta nella misura in cui la potenzialità si traduce in espressione intellegibile. Un percorso verso una dimensione reale parallela. Questo assetto sottintende un’ontologia per la quale si possono distinguere le proprietà degli oggetti e strutture e le loro finalità. L’arte come sistema di assetti formali il cui punto di partenza è soggettivo e tuttavia l’opera deve acquisire una intersoggettività perché possa essere percepita come tale, non basta il puro formalismo delle strutture per consentire una reale partecipazione. Ad ogni oggetto compete il suo concetto, non sono che due diversi modalità linguistiche che assumono significato solo con la loro simbiosi. Sulla base della nota distinzione di Frege tra segni saturi e non saturi, l’arte si trova necessariamente nella prima posizione, ed è del tutto arbitraria la tesi secondo cui l’opera si completerebbe con l’apporto del fruitore. Questo presupporrebbe una sorta di gratuità formale, l’incompiutezza in sè. Carnap considera valida la distinzione di Frege tra senso e significato, una distinzione che ripete l’impostazione realistico – fenomenistica secondo la quale il senso è la rappresentazione soggettiva delle cose, quindi una cesura verso la comunicabilità. La filosofia non può intervenire per formulare un significato, il senso del sapere non si traduce ipso facto in ermeneutica dell’invisibile, senza tener conto della configurazione reale. Carnap considera una definizione specifica dell’intersoggettività: gli oggetti fisici sono contrassegni dei processi psichici. Ecco spiegate le opere di Jeff Koons. La semplice rappresentazione soggettiva non ha necessariamente riflessi del reale. Un soggetto può essere definito “conoscitivamente primario” rispetto a un altro “conoscitivamente secondario” quando questo viene riconosciuto per mezzo del primo. In questo consiste la metafora artistica. Ma è necessario che esistano reali rapporti di dipendenza gnoseologica che chiariscano l’affinità tra gli oggetti.

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