La filosofia può essere vista come una barriera che ci separa dall’abisso disorientante dell’inconsapevolezza. L’ansia di spiegare il mondo cade in mille contraddizioni e finisce per ridursi ad adattarlo ai nostri bisogni, se non ai nostri vizi. Le teorie di genere utilizzate per riscrivere la storia sono un esempio emblematico. Già Voltaire sosteneva che la filosofia è inutile, anche se a tratti se ne serviva. L’umanità non sa, non può, gestire consapevolezza, infelicità e virtù, chiama questa impotenza libertà, e se ne compiace. Arriva all’estremo con Sade, che trasforma la perversione in filosofia, capovolge le tesi di Cartesio e trasforma dio in un essere profondamente maligno. Adorno e Horkheimer collocano Sade in una posizione cruciale nella storia della filosofia, la dialettica dell’illuminismo si arena di fronte all’impossibilità, se non di eliminare, quanto meno ridurre il male del mondo. Come accadeva tre secoli fà in Europa durante la guerra dei 7 anni, gli Usa oggi celebrano i loro massacri. E’ ormai radicato lo scetticismo sulla capacità umana di migliorare se stessa. Le strade del progresso sono ingorgate da cadaveri prodotti dalla tecnologia applicata alle guerre. Nelle fenomenologia dello spirito Hegel descrive lo sviluppo della coscienza umana come un processo naturale, la storia ha dimostrato che aveva torto. Arte e cultura testimoniano il regresso, conseguenza dell’incapacità di gestire la libertà. Oggi nessuno saprebbe scrivere un Bildungroman, il modo in cui la saggezza popolare strutturava l’esperienza, attraverso una serie di prove con cui tentava di sondare la verità del mondo. Anche gli adolescenti oggi sono immersi nel pieno della realtà senza avere gli strumenti per comprenderla. Un tempo precedeva il passaggio la depurazione dalle scorie a cui provvedeva la famiglia che funzionava come filtro. Come può educare una generazione che non ha saputo educare se stessa. L’abolizione della schiavitù è solo apparente, ha mutato segno. Le notti delle città sono popolate da zombi che credono di esercitare la propria facoltà di essere liberi. Abbiamo disatteso il suggerimento di Seneca: la libertà comincia da noi stessi. In questo fertile humus crescono abbondanti i funghi della perversione. Adolescenti che si prostituiscono, pedofili che non hanno difficoltà a trovare le prede. Anche la tortura è tutt’ora presente, non solo nei paesi in guerra. Guantanamo e il carcere Abu Ghraib sono stati gestiti da un paese il cui presidente in carica ha ricevuto il Nobel per la pace. E’ dagli USA che si diffondono teorie di genere che hanno esasperato il confitto e hanno dato il colpo di grazia a quello che restava della famiglia. Nel “Capitale” Marx, non cita differenze di genere. Egli può non essere considerato un filosofo morale, in quanto non affronta in modo teorico il tema. Tuttavia nel primo libro del Capitale, cita fatti, luoghi, situazioni, dati, da cui emerge che a morire sull’altare del progresso le donne sono minoranza, tutte dei ceti proletari. Molti di più gli uomini e i bambini. Questi ultimi mandati in fabbrica dalle madri costrette dal bisogno. Il problema quindi, oggi come ieri, è la distinzione di classe, non di genere. C’è da supporre che chi elabora teorie di genere scelga con cura i testi per non avere distrazioni ideologiche. Gran parte della filosofia, soprattutto a partire dall’inizio del 19° secolo, è impegnata nel tentativo di rendere coerente una visione d’insieme del mondo e della collocazione dell’uomo. Tentativo fallito. Saint-Simon e Fourier sognarono un mondo di armonia e felicità. La storia scelse un’altra strada. La filosofia, rifiuta di prendere atto della propria impotenza, sceglie di frammentarsi . Quasi ogni filosofo immagina un evento da cui la sua disciplina ha avuto origine. Spurio tentativo di giustificare la ripetizione del già detto. Nel l’ermeneutica dell’arte la filosofia non sembra non avere altro scopo che inquinarla con paralogismi e truismi. Certe forme involute d’arte non avrebbero avuto lo sviluppo che hanno avuto senza il supporto di fanfaluche filosofiche che si perdono nel tentativo di spiegare gli effetti senza preoccuparsi di risalire alla cause. Alimentiamo le illusioni per paura della verità. La nostra società, purtroppo, riflette l’arte. Siamo ridotti a tale livello di artificiosità che anche i sogni sono artificiali, prodotti industriali forniti dalla chimica e dalla tecnologia.
Considerazioni sull'arte