L’arte è un segno, un linguaggio. Secondo Peirce “un segno è qualcosa che rappresenta o denota un oggetto ad un interprete”. Egli classificava i segni in tre serie: icone che raffigurano il significato. Caratteri pittografici , segni indice che servono a indicare un significato. Simboli, ovvero segni puramente arbitrari che devono essere associati a certi significati. La critica d’arte si assume il compito di attribuire significato al segno, in particolare il rapporto fra significato generale e significati contestuali. Quest’ultimo è un tema linguistico che attiene alla comunicazione reale e non può subire manipolazioni semantiche neppure modificazioni ontologiche. Purtroppo è quanto avviene con la critica e filosofia dell’arte. Si suppone che il destinatario di un messaggio, in questo caso dell’opera d’arte, abbia la capacita di decifrazione. Il problema di cosa caratterizza un’opera d’arte come tale, è stato affrontato da migliaia di critici d’arte e filosofi; il risultato è stato un’accresciuta entropia semantica. Per ragioni storiche l’avvento delle avanguardie ha coinciso con la crescita esponenziale del mercato dell’arte. Tuttavia, a differenza di quanto comunemente si crede, non sono state le avanguardie artistiche ad avere creato la situazione attuale. Da sempre ci sono state persone che hanno prodotto oggetti ai quali attribuivano valenze artistiche. In effetti in molti casi è stato il tempo a valorizzare taluni oggetti, come dimostrano i reperti storici di uso quotidiano. Insieme al mercato dell’arte. Contemporaneamente alla crescita del mercato dell’arte vi è stata l’esplosione dell’industria culturale che aveva interesse a valorizzare la narrazione critica e filosofica relativa all’arte contemporanea che dava impulso al proliferare di pubblicazioni libresche sul mercato dell’arte. Critica e filosofia hanno assommato a interesse di bottega, ragioni ideologiche, orientate a disarticolare il pensiero estetico, per dare spazio ad artisti di scarsa qualità ma di forte radicamento ideologico. Il risultato è stato che il tema dell’arte è finito in un cul de sac. Detto in altri termini, hanno distrutto il giocattolo che poi non hanno saputo ricostruire. Da quel momento l’arte ha perso la propria autonomia. Un codice, in questo caso il codice dell’arte, ha un mittente, l’artista, un destinatario, l’osservatore dell’opera. Se il codice dell’artista non è decifrabile, si rende necessario l’intervento di un decifratore . L’artista non comunica più direttamente con l’osservatore, sono il critico e il filosofo ad attribuire significato all’opera d’arte. Tuttavia la narrazione di critici e filosofi ha parametri di riferimento che non sono gli stessi del comune osservatore. Dunque nel percorso di decrittazione l’opera cambia la propria natura, assume le caratteristiche e significato che la narrazione critica- filosofica gli assegna.