La contemporaneità, in assenza di valori di riferimento, pone sul piedistallo miti assolutamente effimeri. Levi Strauss ha rivelato realtà che svelano la quinta essenza di un patrimonio ambientale universale restituiti in un affresco fatto a loro dimensione. Libri nei quali, senza riguardo alcuno alla realtà. vengono scorticati frammento per frammento sotto i nostri occhi in un progetto di possessività esorbitanti e vengono costretti a sputare fuori tutto il mondo interiore, pensieri, economia, famiglia il desiderio, sciorinare sotto i nostri occhi le situazioni imbarazzanti che il nostro residuale istinto ci mette di fronte. Intimità dispersa nel vissuto sociale. Nel 1937 Roland Barthes diede alle stampe un libro dal titolo “Mithologies”, pubblicato in Italia dall’editore Lerici nel 1962 con il titolo “Miti d’oggi”. Barthes prende lo spunto dall’attualità di allora che già lasciava intravvedere la deriva verso la quale la società occidentale era avviata. L’economia, la famiglia, la libertà sessuale delle donne formano ormai l’aspetto caratterizzante della realtà sociale nella quale viviamo. Prassi, incoraggiata dai mezzi di comunicazione e dallo spettacolo, debolezze e vizi resi incoercibili. Le frenesie tenute a bada, fino alla metà del secolo scorso da un residuo di pudore borghese, oggi ha rotto gli argini, viene a profilandosi un quadro di pratiche e rappresentazioni normalizzate e rese ordinarie mano a mano che l’indottrinamento sociale attuato da media e nuovi “maestri” va ad effetto. Rifiutare il sapere, abbandonarsi al piacere. Ulisse avrebbe dovuto mettersi a ridere quando la sublime voce di Orfeo scatena la rabbia delle sirene e quando esse si indispettiscono a morte per non essere riuscite ad attirarlo nel loro covo. La realtà oggi ha superato di gran lunga ciò Barthes narra nei miti d’oggi. Siamo al punto in cui vengono scritti i libri che decantano il fallimento, lo considerano un valore della società contemporanea. Questa presa di posizione è legata al crollo politico-culturale della sinistra. Quando lo strabismo ideologico, arriva a valorizzare la resa, significa che non è più ipotizzabile un futuro per i giovani, almeno in Italia.”Elogio del fallimento” di Recanati non è certo uno stimolo un’indicazione di speranza per il proseguimento di un impegno culturale sociale che possa accrescere la dimensione umana e conferire motivi per i quali valga la pena di affrontare la difficile realtà del mondo contemporaneo. Il fallimento della sinistra lascia sul campo scorie di amoralità e devianze culturali dalle quali non sarà facile liberarci. La sinistra tenta di far coincidere il proprio fallimento con il fallimento della intera società italiana,che tuttavia conserva ancora brandelli di positività. Dopo 73 anni di lavaggio del cervello praticato dalla cultura della sinistra con tale efficacia che i giovani arrivano a battersi contro se stessi e non vedono il fallimento politico davanti ai loro occhi. Forse dovremmo fermarci e riflettere, tentare di escogitare possibili soluzioni per dare un senso e un futuro all’esistenza delle generazioni che verranno. Non sarà facile, tanto più perché i cattivi maestri non si arrendono al loro fallimento, vorrebbero usare la loro frustrazione per alimentare uno scontento sociale nella speranza che questo consenta loro di riconquistare consenso e potere. Cacciari, vecchio arnese della sinistra estraparlamentare, ha emanato un proclama contro i “populismi”. In realtà è un tentativo di lanciare un salvagente a una classe politica e culturale sommersa dai propri fallimenti.
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