Archives for : gennaio 11, 2017

Arte, produzione, consumo.  0

Se per Nietzsche, agli inizi, il nemico principale era il commediante, per Platone era il mago, lo stregone, l’uomo della metamorfosi, colui che mutava aspetto. Platone aborriva la mutevolezza. Gli egizi avevano una propensione alla statica, era il loro modo per sfuggire alla inevitabile precarietà dell’esistenza. Secoli dopo Kierkegaard esprimeva l’elogio della ripetizione. La nostra epoca è invece ossessionata dall’ansia del nuovo a prescindere da valori e significati possibili. Prevale la ricerca del ludico, in contrasto con una realtà sempre più drammatica. L’arte è gioco. Prediamo sul serio i giocattoli perché non sappiamo cos’è serio e perchè siamo giocattoli noi stessi. Un dipinto si può osservare in molti modi: come rappresentazione di qualcosa che appartiene al mondo o come rappresentazione di qualcosa di invisibile. Comunque lo si voglia definire in entrambi i casi l’opera d’arte appartiene alla mimesi, imitazione che trascende la realtà per dare forma alla sensibilità della quale l’artista fa dono al mondo. Plotino distingueva con nettezza le due visioni. Se un dipinto si riconosce nel sensibile dell’imitazione nasce il pathos , l’emozione che si manifesta in un processo interno a chi guarda. Ma oggi è ancora così? Vi era una cultura popolare abbastanza diffusa che vedeva nell’arte romanica un’arte ingenua, al contrario dell’arte Gotica che si assumeva fosse stata inventata dai teologi. Ma in sostanza l’approccio all’arte, anche se non soprattutto, in epoca di bassa scolarizzazione delle masse, era di carattere contemplativo. Un’arte destinata a raccontare la storia e nutrire l’immaginario. Le sculture romaniche contenevano tracce di rappresentazioni simboliche della storia e del mito. L’elaborazione dei segni equivaleva ad elaborare un linguaggio la cui lettura era resa possibile a diversi livelli. A volte poteva dare l’impressione di una certa rozzezza , di infantilismo grafico che dava forme elementari a pensieri elevati. Inizia dal Gotico la marcia verso ciò che viene chiamato realismo nell’arte figurativa. Si manifesta il dispiegamento di un’abilità manuale che andrà perdendosi, scivolando nella maniera che consiste essenzialmente nel far bene cose delle quali sfugge il significato. Se consideriamo in un’ottica più generale, come chiarisce la bio -fisiologia sull’inevitabile degrado di tutto ciò che vive, la vitalità dell’arte non fa eccezione. Dopo avere raggiunto l’apice nel Rinascimento inizia un percorso di degradazione che consiste in primo luogo nell’ignoranza del significato del proprio agire. Con il prorompente sviluppo del mercato, sarà inevitabile passare il testimone alle classi e ai luoghi in cui il mercato maggiormente prospera. Amstedam, Londra, Parigi, New York approdo inevitabile alla Factory, fabbrica dell’arte che si avvale dei media per propagandare la propria produzione. Siamo ai giorni nostri . aaaaaaaaaaaDali

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