Quale è la materia della pittura? Il colore,la tela, il segno? Le correnti che sostenevano “l’arte per l’arte” esprimevano la tendenza oggettivamente esistente, la costituzione estetica delle opere come indipendenti da ogni altro riferimento. E’ seguita l’affermazioni di chi sosteneva, non importa dire, non importa fare, l’importante è esserci. E’ chiaro che l’apodittica autorefenzialità dell’arte porta agli estremi oggi palesi. L’arte in realtà è una sorta di alchimia, una simbiosi tra materia e pensiero. Analizziamo, a titolo d’esempio, lo stile di Pieter Brueghel il Vecchio, la solidità dei corpi e dell’aria che tiene il corpo separato dal mondo e nuovamente lo congiunge nel modo più profondo. Con la stessa forza con la quale i corpi s’incorporano nell’aria, essi si attirano anche l’un l’altro, diventano una sola sostanza. Il fiore acquista qualcosa dell’acqua, l’acqua dalla strada , il metallo dal cielo. Così si forma la materia della pittura. Ogni pittura ha dato, da sempre, un posto alla molteplicità della materia che si trasforma e da colore diventa immagine, fantasia, rappresentazione. Il ruolo mitico e unificante dell’arte non necessità del supporto della parola. Ma tutto questo ha un costo, richiede un percorso che non si arresta al ludico mondano, ma entra nelle viscere, corrode ed esalta. Kierkegaard descrive l’artista come un uomo infelice che trasforma in bellezza la sofferenza del cuore, non segue il gusto del filisteo. L’arte è tale quando possiede la capacità di guidare le emozioni ricettive. Assemblare assi, rifiuti, plastica, costruire strutture imponenti, non è creare, ma usare la materia informe come pensieri privi di sensibilità.
Piergiorgio Firinu
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