Post by Category : arte e cultura

Dal pensiero nasce l’idea alla quale la mano da la forma.  0

Il declino dell’arte, è stato anche  prodotto dalle teorie delle avanguardie, infarcite di aporie. Particolarmente negativa la teoria relativa alla rinuncia della fatica creativa della  manualità.

Il creare può essere rappresentato solo come espressione concreta del fare, di cui nasce il sostantivo arte, il pensiero che prende forma. L’arte è in equilibrio tra il mondo delle cose e il mondo dei significati. L’artista dovrebbe possedere la conoscenza che gli permette di passare dal mondo della percezione al mondo della ragione, cioè dello strumento attraverso il quale dare forma al proprio pensiero.  Il concetto di creare si fonda sull’analogia con l’attività dell’artigiano,  la stessa filosofia, lo stesso Platone, non riesce a concepire Dio se non come l’ immagine mitica del demiurgo.

In Egitto il dio Ptab veniva venerato come il grande dio dell’inizio, come il dio originario, ma allo stesso tempo il suo agire è paragonabile all’agire umano, viene considerato protettore degli artisti e degli artigiani. Questo principio è giunto al suo pieno sviluppo con la conoscenza filosofica, esposta nel Timeo di Platone.

Hume scriveva: “Il fatto che la mia volontà muova il mio braccio, non è per nulla più comprensibile e più intellegibile che se essa potesse fermare il corso della luna”.

Questa grande fiducia nelle possibilità del fare con le proprie mani, sembra essere radicata nella memoria atavica. I Pangure della Guinea ritenevano che nello strumento che l’uomo costruisce passa una parte della sua forza vitale, la quale ora si può manifestare ed agire in modo indipendente.

Quando Hegel decreta la fine dell’arte, è in corso la prima rivoluzione industriale, il filoso intuisce che si avvicina la fine della manualità, sostituita dalla macchine,quindi l’agire magico dell’arte verrà sostituito dall’agire tecnico. In particolare la mano della quale Aristotele diceva: “Più intelligente deve essere colui che sa opportunamente servirsi del maggior numero di strumenti; la mano costituisce non uno ma più strumenti, è uno strumento preposto ad altri strumenti”.

L’intervento dell’uomo dà al mondo la sua determinata forma e la sua determinata impronta, se mancano sensibilità e spiritualità, il mondo si avvia alla sterilità. Attraverso l’uso della mano guidata dalla intelligenza l’uomo impara a conoscere il proprio corpo e le sue capacità creative.

Linguaggio,mito,arte, hanno rivelato ciascuna un proprio mondo e hanno fornito nutrimento alla creatività umana. Abbandonata la manualità, anche la creatività che ispira la forma, arranca e finisce per arenarsi,arrendersi alla tecnica, al materialismo che costituisce l’esatto opposto di ciò a cui si riferisce il sostantivo arte.  le-mani

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Mario Merz, il teorema di Fibonacci.  0

Che un soggetto di un ordine tra elementi si possa ricondurre analiticamente all’esistenza di una relazione asimmetrica transitiva tra di essi e che si presuppone necessariamente una relazione di questa forma, è stato mostrato particolarmente dal Russell, esso prende il nome dalla terminologia del presupposto fondamentale di Richter.

Una diversità  è data dalla caratteristica di ciò che costituisce l’elemento specifico della forma, il fenomeno primitivo logico. Conformemente a questi presupposti Richter giunge alla conclusione che nella sfera logica non c’è né ci può essere alcuna serie. Manca quindi l’elemento più importante è assolutamente indispensabile per la costruzione del numero. Non già questa la conseguenza, bensì la premessa che qui scaturisce viene contestata dalla critica gnoseologica dell’idealismo logico.

Il concetto della logica idealistica è completamente diverso, anche se molto si richiama Muller e allo stesso Richter.

Poteva certo sembrare che, da questo punto di vista, la polemica forse è stata ridotta a una semplice distinzione terminologica e fosse quindi sterile polemica.

Riguardo al suo valore oggettivo infatti chiunque è  libero di pensare di usare il termine logico nel modo che ritiene, se ne giustifica l’ontologia. Per esempio, l’artista è libero di definire concettuale la propria approssimazione formale,ma trascurando di definire le motivazioni della scelta cade in un anacoluto formale.

Significativa è a questo riguardo l’opera di Mario Merz che si richiama al matematico  Leonardo Pisano detto il  Fibonacci  ( 1170 – 1242). L’opera riproduce una serie di numeri la cui valenza estetica è nulla il cui significato sotto il profilo artistico e una pura ipostatizzazione.

Dovremmo  considerare il  significato: “opera concettuale”. Osservando ciò che contiene  la terminologia di Richter,Peirce, Boole, Frege, Peano,Schroder, la logica stessa della sua forma classica,  come nella moderna elaborazione avuta ad opera degli autori indicati, non può più essere definita come teoria dell’oggetto,dal punto di vista storico, non è mai esistita una scienza della logica che si sia limitata a ciò che si chiama “oggetto puramente logico”.

Una tale limitazione compare solo all’inizio della logica in Parmenide, per il quale in realtà l’intero problema della logica si esaurisce nell’identità e nella diversità dell’essere e del non essere, ma già il sofista platonico va oltre questo fenomeno primitivo dell’uno e dell’altro, il concetto della comunanza delle idee si trova in una posizione centrale che per la prima volta rende possibile una scienza logica, questa comunanza che si fonda su un rapporto di dipendenza sistematica dei concetti e dei giudizi nel rapporto di premessa è conseguenza che tra loro sussiste. La successione logica che ne deriva può essere dedotta dalla semplice identità e diversità.

Dunque l’arte concettuale si traduce in ossimoro per la contraddizione che si realizza tra concretezza estetica che assume ogni realizzazione formale, e l’estraniazione logica  alla base della formulazione del concetto.1972_01_01_MarioMerzFibonacciIgloo 500

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Superstizione e storia.  0

La superstizione accompagna  tutta la storia umana, è presente in ogni società. Si potrebbe dire che le stesse religioni sono la razionalizzazione della superstizione. Le religioni giudaica, cristiana e islamica, le cosiddette religioni del libro,nel momento cui si fanno istituzione diventano strumento di potere, tuttavia restano superstizione. Ciò a cui i praticanti credono non ha alcun riscontro, ne prova certa. Infatti è necessario l’appello alla Fede, che non è conoscenza ma appunto superstizione.

Vi sono vari livelli e tipologie di superstizione,alcuni popoli primitivi avevano una paura folle dell’arcobaleno perché pensavano che l’arcobaleno fosse una rete gettata in cielo dallo stregone malvagio per catturarli, quindi quando vedevano l’arcobaleno venivano colti dal terrore  e correvano a rifugiarsi  in luogo nascosto.

Superstizione e conoscenza s’intrecciano nel mito. Secondo Schelling la coscienza è solo il termine della natura, Ne consegue che, quanto più l’umanità si allontana dalla natura, tanto più la coscienza si affievolisce. Siccome il pensiero è in qualche mondo condizionato dalla coscienze, che vuol dire anche consapevolezza e limite. Questa perdita rischia, oltre a rimuovere i freni inibitori, di privare cultura e arte delle ragione per le quali esistono.

Ciò che noi chiamiamo natura è un sistema nascosto in una meravigliosa scrittura cifrata  che indusse Galileo a chiedersi se per comprendere la natura bastasse la matematica.

L’umanità ha abbandonato la superstizione,rimosso ogni inibizione e insieme ogni ideale che guida verso la realizzazione di ciò che da senso alla  esistenza. Tuttavia non si sente affatto libera. Resta la concreta esistenza animale con i suoi bisogni primari, la  storia ha perso significato nella dissolvenza di un futuro quanto mai nebuloso. L’arte e cultura privi di spiritualità ispiratrice, si riduce a riti mondani e sterili virtuosismi.

A ben vedere la superstizioni teneva aperti spiragli verso il possibile. Democrito sosteneva che “il senno dell’uomo è il suo demone”. Tanto più che la ragione non è in grado di spiegare tutto e tutto comprendere.

La ragione incompleta uccide la poesia senza sostituirla, accenta una forma ancor più distruttiva della superstizione che alimentava la fantasia degli uomini primitivi, una sorta di sottomissione alla tecnologia.

Anche la luce, uno dei riferimenti dell’arte pittorica, è stata snaturata. Già prima di Omero esisteva il culto della luce. La luce del giorno che risveglia alla vita, “venire alla luce” significa nascere. Euripide chiama pura la luce del giorno. Oggi viviamo per lo più sotto la luce artificiale, perché i ritmi di vita non sono più naturali, alba e tramonto non regolano più la nostra vita

La percezione del mondo non è più affidata alla coscienza con la quale vi era quanto meno una possibilità di attuare  un un tentativo di distinzione  tra apparenza e realtà. La civiltà dell’apparenza e dell’edonismo è prevalsa, il predominio del conformismo  tutto confonde e tutto ingloba in una confusa esistenza della quale non conosciamo più significato e scopo.

 

 

 

 

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La rinuncia alla fantasia per la tecnologia.  0

Descrivere e discutere la parabola dell’arte moderna, da Baudelaire all’attuale postmoderno: è quanto fa Compagnon nel saggio “I cinque paradossi della modernità”. Egli esplora i fondamenti stessi del mutamento, le ragioni costitutive di un’arte e di una letteratura che da un secolo in qua si sono poste sotto il segno del nuovo, della rottura con il passato e la tradizione. I cinque paradossi dell’arte moderna sono identificati in altrettanti momenti cruciali della tradizione moderna: la superstizione del nuovo, verso il 1860, tra Baudelaire e Manet; la religione del futuro, che caratterizza l’epoca di  Apollinaire e dei primi quadri astratti di Kandinskij; l’ansia della teorizzazione che trova espressione nel Manifesto del surrealismo del 1924; il richiamo alla cultura di massa, nella pop art del dopoguerra; la passione del rinnegamento, nel postmoderno degli anni Ottanta. Lo sconvolgimento di questa paradossale “tradizione del nuovo” che costituisce l’asse portante della vicenda artistica  tra Otto e Novecento era basata sull’idea che in arte esistesse un progresso, che l’evoluzione delle forme artistiche avesse un fine. Il postmoderno, che rinnega questa tradizione, non è, come ad alcuni appare, la fine dell’arte, ma il fallimento di quelle dottrine  che miravano a una spiegazione teologica dell’arte, e che sono state appunto alla base dell’arte moderna.escher5-U1020821050112J0B--640x360@LaStampa.it

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Conoscere significa sottomettere il molteplice all’intuizione.  0

Uno dei risultati più importanti della Critica Della Ragion pura consiste nell’aver dato al problema del rapporto tra concetto  e oggetto una forma del tutto nuova è un significato metodologico fondamentalmente diverso.

Questa trasformazione fu possibile per il fatto che Kant compie proprio a questo punto il decisivo passaggio dalla logica generale alla logica trascendentale.

Solo in virtù di questo passaggio la dottrina del concetto viene liberata dagli irrigidimento a cui la trattazione tradizionale l’aveva sempre condotta.

La funzione del concetto appare ora non più come una funzione analitica e formale, bensì come una funzione produttiva e costruttiva. Esso e non è più la coppia più o meno lontana è sbiadita di una qualche realtà assoluta in sé esistente,anzi è diventato un presupposto dell’esperienza e quindi una condizione della possibilità dei suoi oggetti. La questione dell’oggetto è diventata per Kant una questione del valore.

Il concetto infatti è l’ultimo è più alto grado in cui il sapere s’innalza dal progresso della conoscenza oggettiva alla sintesi dell’apprensione dell’intuizione.

Alla produzione della immaginazione si aggiunge una chiave di volta nella costruzione della sintesi espressa dal concetto, ovvero della sintesi della condizione gnoseologica..

Conoscere un oggetto non significa altro che sottomettere il molteplice dell’intuizione a una regola che lo determina in rapporto all’ordine che gli è proprio.

La premessa è necessaria per chiarire che quando l’artista si appresta a trasformare l’intuizione in concetto, o quanto meno in rappresentazione formale dell’idea, dovrebbe render chiaro a se stesso significato e funzione. Questo non accade

Helmholtz nella sua teoria della percezione mette in evidenza l’importanza della cooperazione della primaria elaborazione della forma espressiva, L’intuizione non rimane legata alla realtà delle cose, ma si eleva fino alla libera costruzione del possibile nel quale il reale costituisce pretesto per la sineddoche universalistica,

L’arte non può essere legata alla nuda realtà delle cose, ma deve innalzarsi alla libera costruzione del possibile. Definire “concettuale” un oggetto che si ferma alla rappresentazione della materia bruta costituisce è un anacoluto logico.

Husserl ha fatto acutamente notare che di deve attuare una distinzione tra i segni simbolici e segni puramente indicativi. Quando, come in gran parte dell’arte contemporanea, non vi è contenuto simbolico ne significato, l’opera si riduce a pura inespressiva raffigurazione estemporanea. .     .                                           Anselm_Kiefer_©_Georges_Poncet- 500

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Monetizzare la propria vita.  0

Periodicamente emergono fenomeni di commistioni illecite tra politica ed economia. Dal momento che nella nostra società, materialista ed atea, il denaro è la cartina di tornasole, i giornali dedicano per settimane e settimane le prime pagine agli episodi di criminalità economica. In realtà, è noto a tutti,  non solo l’economia, ma tutta la società italiana è dominata dal fenomeno politico denominato “sotto-governo”.  Cardini della complessa macchina sociale vengono affidati molto spesso non in base alle competenze, ma a persone che hanno i giusti referenti politici. Questo spiega in buona parte il regresso dell’Italia in tutte le classifiche internazionali. Non si sottrae a questo perverso meccanismo nessun settore della vita sociale. Cultura, scuola, università, accademie finiscono per vedere operare corpi docenti con scarsa cultura ma con radicate convinzioni politiche. Faziosità a prova di logica. Siccome la politica priva di ideali, è solo contrapposizione di potere e di interessi, resta la prassi generalizzata di un  ancor maggior spazio al pragmatico cinismo da sempre nel nostro dna. Tutto ciò non può non avere disastrose conseguenze sulle nuove generazioni. Metafora  della situazione in atto è l’arte  sempre più solo oggetto di feticismo e di speculazione economica. Quando si parla di un artista, delle sue opere, non ci si chiede più quanto vale, ma quanto costa. Alessandro LUPO (1876-1953)  (2)500

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Confronti  0

 

 

Nel 1568 l’aretino Giorgio Vasari pubblica “Le Vite”, il testo si ispira alla novellistica fiorentina, descrive il mondo artistico e letterario della sua epoca nel quale la cultura aveva richiami al mondo classico che da impronta al suo lavoro, non solo ricco di episodi storici con aneddoti sulla vita degli artisti, ma anche molto curata sotto il profilo letterario. Un parallelo tra cultura, storia e arte. Per avere un’idea della cura con cui fu redatto il testo, basti dire che il lavoro di revisione, oggi diremmo l’editing, durò ben 15 anni. E’ noto che  il Vasari è considerato il precursore della critica d’arte, nelle Vite non si è occupato soltanto della descrizione delle opere degli artisti, ma, come si evince dal titolo, ha redatto una serie di brevi biografie di ogni singolo artista. Vasari era implicato in molti dei fenomeni che descrive ed era posseduto da un pessimismo implicito che emerge dalla narrazione della parabola da Cimabue a Buonarroti.

Oggi quella che per comodità viene ancora definita critica d’arte non ha più le caratteristiche di approfondimento di opere e personaggi., nei migliori dei casi ha forte connotazione sociale come “ Storia sociale dell’arte” di Arnold Hauser.

Più spesso si tratta di racconti parziali su determinati fenomeni. Ogni studioso tende a specializzarsi su una determina forma artistica, o corrente, proliferate con l’avvento delle avanguardie. Raramente il critico si sofferma sul background dell’artista e sul mondo nel quale vive e opera, quando lo fa, traccia per lo più un racconto privo di approfondimenti e ricco di elogi. Diciamo che la critica d’arte ha assunto il compito di promozione commerciale più che di narrazione vera dei fenomeni artistici.

Forse uno degli ultimi critici d’arte, per cosi dire, per vocazione, fu Charles Baudelaire. Il poeta francese visse in un periodo di fulgore dell’arte francese, tra il 1821 e il 1867, egli apparteneva al movimento del simbolismo ed estetismo che esprimeva la decadenza nonostante la Belle Epoque. Baudelaire scrisse sul  Salon des Refusés, insieme a Emile Zola.

Se pensiamo al grande scalpore che suscitò l’opera di Edouard Manet, “ Le Déjeuner sur l’herbe”, solo perché appariva un nudo, e lo paragoniamo a cosa rappresentano gli artisti oggi, dopo appena  160 anni, davvero dovremmo interrogarci sulla natura di quello che viene definito progresso dell’arte.

Gradatamente la funzione si approfondimento critico viene assunta dai filosofi. Da prima con citazioni en passant nei testi con i quali era contenuto un richiamo a forme estetiche, fino ad arrivare a produrre una ricca serie di pubblicazioni di filosofia dell’arte con  l’ambizione più o meno esplicita di chiarire i fenomeni artistici e dare significato alle opere. Raramente le loro considerazioni trovano riscontro nella osservazione del comune osservatore.

Non è questa la sede di approfondimenti circa gli esiti dell’entrata a gamba tesa della filosofia nel mondo dell’arte. Mi auguro che i brevi qui contenuti possano indurre ad approfondire il vasto tema della realtà artistica di ieri e di oggi.

Confronti

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La propedeutica dell’Intuizione.  0

 

 

 

L’arte consiste nel raccogliere l’infinito molteplice dei fenomeni reali ed esprimerli con pochi accorgimenti tecnici, ovvero secondo l’epistemologia propria dell’arte, in relativamente pochi tratti con cui ordiniamo un sistema tramite il quale abbiamo pienamente il potere e la capacità di rappresentazione di ciò che colpisce la nostra immaginazione.

Passione e intuizione sono due aspetti dello stesso misterioso impulso che muove l’artista. L’ultima opera di Cartesio ha per titolo un ossimoro: “ Le passioni dell’Anima”. Per definizione l’anima non prova passioni,anche i grandi filosofi cadono in truismi verbali.

Questo richiamo ci aiuta comunque a capire l’affermazione di Hegel secondo il quale: l’arte è il pensiero che prede forma.

La domanda che sorge spontanea è: di cosa si nutre, come si forma il pensiero propedeutico alla creazione artistica?

Secondo Kant la conoscenza avviene attraverso l’intuizione, la cosiddetta intuizione artistica sarebbe una sorta di anticipazione della conoscenza di ciò che non esiste, nella migliore delle ipotesi espressione parziale di un pensiero in divenire.

Altro tema è capire di cosa si nutre il pensiero per produrre le intuizioni che si esprime nella forma. Questo il punto cruciale che spiega il decadimento dell’arte contemporanea in quanto priva di pensiero.

Altra cosa è il significato contenuto nell’opera. Parafrasando l’affermazione di Hegel: non vi è nesso tra la forma dell’uva e il gusto del vino. Questo per dire che la forma non esprime necessariamente un significato, ma  nell’opera d’arte, è già sempre legata all’unità di forma e significato.  .

Oggi l’arte ha rinunciato al bello, alla mimesi, ma sopratutto ha rinunciato all’uso simbolo della forma. In “Verità e Metodo, Gadamer sostiene che il simbolo è l’idea stessa che si da esistenza nel momento e rappresenta il non visibile.

Immagini della fantasia. Fondazione Zavrel.

 

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Il corpo dell’Arte.  0

Gli artisti, e ancora  più le artiste, fanno l’uso frequente della esibizione del corpo, in films e fotografie. Questo si traduce in oggettivo svilimento della persona.\

“Si dovrebbe onorare meglio al pudore col quale la natura si dissimula dietro enigmi e incertezze variegati. E’ possibile che il suo nome, parlando Greco, sia Baùbo? “ (Friedrich Nietzsche, La Gaia Scienza.)

Anche il misantropo Schopenhauer rivaluta a suo modo la sessualità quando scrive: “…Nella realtà i genitali costituiscono il vero punto focale della volontà, e quindi il polo opposto al cervello che rappresenta l’intelligenza,ossia l’altra faccia del mondo”.

Jacques Lacan nelle sue lezioni del 1959 “ Etica della psicoanalisi”, ha esaminato parte di ciò che sotto il nome “la Cosa”, tentava di esprimere un oggetto psicologico preoggettivo: secondo Lacan bisogna prima di tutto che l’oggetto deve sempre essere considerato come perduto. Vi è l’esigenza di rimuovere la negatività per dare spazio al necessario.

L’utero diviene,va al di là, la vulva, si offre nell’illusione artistica, l’immaginazione invitante che però, nell’eccesso di libertà e di offerta, ha perso un gran parte attrattiva, anche se resta ciò che Heidegger chiama l’inaggirabile.

J.P. Sartre, in “ L’essere e il nulla” (Galimar, Parigi 1943) scrive: “ L’oscenità del sesso femminile  è quella di tutte le cose aperte; è un richiamo a essere, come d’altronde tutti i buchi”.

Secondo Maurizio Ferraris l’arte ha il solo scopo di suscitare emozione, se non suscita emozione non è arte. Tesi quanto meno azzardata, anche perché,se tale principio venisse applicato,buona parte dell’arte contemporanea non sarebbe arte, il che probabilmente è vero, ma per altre ragioni.

Quando parliamo di emozioni dell’arte a cosa ci riferiamo? Che tipo di emozioni possono suscitare le scultura con donne a carponi che defecano di Kiki Smith , il letto sfatto di Trace Emin, le sculture di vagine di Cindy Sherman. Perché vi è l’ossessione femminile per sesso?

Ovviamente non c’è stato critico, sottolineo critico, non laudatore, che si sia inoltrato in una ermeneutica artistica su questo tema che risulta piuttosto scivoloso. .

La filosofia che usa l’arte per le proprie precarie teorizzazioni ricorda il barone di Mùnchausen, il quale caduto in uno stagno con il proprio cavallo cercava di sollevare l’animale con le proprie gambe e se stesso tirandosi su per i capelli.

 

 

Kikki Smith : senza titolo, SculturaKIki Smith -500

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Difficile conciliare libertà e ragione.  0

Molti filosofi e intellettuali hanno affrontato il tema della libertà, Nel 1894 Rudolf Steiner pubblicò “ La filosofia della libertà”, che conteneva un argomentare profondo sull’impossibile.

Hegel, in “ Fenomenologia dello Spirito” Scrisse un intero capitolo dal titolo: “L’opera peculiare della libertà assoluta è la morte e il Terrore”. Nella ricerca della libertà gli esseri umani trascurano l’essenza e si fermano all’essenziale.

Dunque la domanda a cui dovremmo rispondere è cosa significa “libertà”? Qui viene fuori lo snodo centrale che caratterizza tutte le nostre azioni,affrontato da Spinoza ed Hegel che così si esprimono: noi non giudichiamo buono ciò che è buono per sostanza e forma, ma giudichiamo buono ciò che ci piace. Estremizzando il concetto l’incontro perfetto sarebbe tra un sadico e un masochista.

Sigmund Freud esaminò il tema in “Il disagio della civiltà” dove mise in evidenza che la civiltà non conferisce più libertà, al contrario la limita in quando pone norme di convivenza che devono essere osservate perchè la civiltà possa dirsi tale. Il testo si dilunga nell’illustrare situazioni nelle quali la libertà è negativa.

Se noi limitiamo l’osservazione al piccolo mondo dell’arte, abbiamo davanti gli effetti della “libertà creativa” , cioè l’abolizione di regole e la eliminazione della necessità di legare arte e pensiero, arte e cultura.

Ci troviamo quindi di fronte alla contraddizione di forma e contenuto. La prima affidata alla arbitrarietà del gusto che si realizza nell’atto, la seconda giudicata non necessaria in quanto, si sostiene, la fruizione non è legata alla ragione ma all’emozione. Il titolo di una sua recente  opera Paolo D’Angelo: “ La tirannia delle emozioni”.

Ecco dunque, richiamandoci a quanto sopra scritto, l’ansia di libertà si arena di fronte a noi stessi, alla nostra incapacità di controllo e gestione anche della nostre pulsioni cognitive.

Il faticoso lavoro di Hans Georg Gadamer “ Verità e metodo” 1045 pagine di tentativi ermeneutici su aspetti fondamentali della dignità socio culturale, perdono di significato nel momento in cui vengono rimossi i nessi che legano libertà, verità, volontà, ragione.

Nella realtà accettiamo di  vivere  la nostra vita in una libertà che abbiamo  scelta secondo principi a cui è estranea ogni ragionevolezza.download

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