Alcuni filosofi attribuiscono a Kant la tesi secondo cui l’arte sarebbe una prassi riflessiva, principio che pare essere accettato da Hegel. In realtà il concetto di riflessione non si concilia con la facoltà che viene vista come una prerogativa degli artisti: l’intuizione. Grazie alle opere d’arte, sostiene Bertram, le pratiche vengono messe alla prova, e solo dopo sono confermate o trasformate. Concetto estremamente vago. La riflessione si nutre di conoscenza, i nostri pensieri sono frutto di un sapere che ha contenuti e dimensioni diverse. Il patrimonio di conoscenza accompagna e guida l’esperienza che è squisitamente personale. La “cultura” al contrario, è costituita dalle esperienze e pensieri degli altri. Letteratura, filosofia, scienza costituiscono forme di conoscenza che si protrae senza cesure fin dal giorno in cui il primo uomo tracciò un segno su una tavoletta d’argilla. Le nostre azioni e decisioni si attuano in ragione della commistione di sapere e di esperienza. Se quanto precede ha qualche fondamento, la definizione di creatività artistica impone un riesame al fine di stabilire la vera natura della creatività, dopo averla sfrondata dal mito della “intuizione”. Tale espressione è usata come passe-partout per l’attribuzione di indefinibili significati. Nel solco di Baumgarten, Herder, Hegel l’oggetto “arte” è rimasto indefinito, sicuramente lontano da ciò che per Hegel era la dimensione spirituale dell’arte. Storia, critica, filosofia dell’arte non hanno fin’ora colmata la cesura che si è venuta a creare allorchè le “avanguardie” hanno ribaltato il tavolo assumendo la necessità di azzerare valori e attuare una radicale modifica della prassi. E’ vero che Kant, Hegel, Shopenauer , Schiller, Nietzsche e altri hanno sviluppato le loro teorie in un contesto storico e culturale diverso. Oggi però non avviene nulla di diverso, se i filosofi del passato erano condizionati dalla situazione socio-culturale nella quale vivevano, la stessa cosa avviene oggi, a valori capovolti. Detto in altre parole, coloro che attuano l’ermeneutica dell’arte contemporanea sono gli stessi che determinano il contesto culturale in cui tale arte si realizza. Vi è tuttavia una differenza importante. Potrebbe essere espressa richiamando il noto slogan applicato in altro contesto: sapere meno, sapere tutti. Se nel ‘700-‘800 la cultura era appannaggio di una élite, oggi la cultura, con esclusione di quella scientifica, si richiama al passato, parafrasando Roland Barthe, è scesa al grado zero, arte inclusa. Questa è una delle conseguenze delle presunzione delle cosiddette avanguardie e degli intellettuali che non sono stati in grado di dare un senso alla cesura tra arte e cultura di ieri e di oggi.
Considerazioni sull'arte