Nel 1984 Milan Kundera pubblicò “ L’insostenibile leggere dell’essere”. Il libro ebbe grande successo, e fin dal titolo appare la cifra del nostro tempo, superficiale, leggero, femmineo.
La cultura e l’arte hanno perso quella che un tempo veniva definita “profondità”, il lato oscuro della fantasia che ha ispirato artisti e poeti impegnati nell’esplorare gli abissi della natura umana. Oggi forse ci siamo arresi, il compito d’indagare la profondità della mente umana è solo più compito di psichiatri.
La separazione tra io e mondo, l’alienazione dell’uomo dalla natura e la conseguente svalutazione di questa, trovano origine già nel pensiero religioso dei primi secoli cristiani, il rapporto conflittuale e disarmonico con l’ambiente naturale costituisce una delle prime cause della crisi dell’uomo occidentale, arriva fino ad estraniarlo da se stesso al punto da mettere in dubbio genere e natura dei rapporti umani.
Nel 2005 Susan Greenfield pubblicò il libro “Gente di domani” basato su una serie di inquietanti ipotesi. La natura umana sta per cambiare per sempre? Si può immaginare un mondo nel quale tutto ciò che oggi diamo per scontato su noi stessi, immaginazione, libero arbitrio, sesso, apprendimento, memoria, desiderio, sia diventato obsoleto? Pare proprio che questo stia accadendo,specie in occidente, a un ritmo sempre più accelerato.
Di fronte a questa realtà quale sarà la funzione dell’arte? Anzi, è immaginabile che, in un mondo capovolto, l’arte possa procedere semplicemente aggiornando le proprie tecniche di rappresentazione?
Forse, la domanda fondamentale che dovrebbe essere posta è: da dove l’essere umano può trarre gli strumenti per gestire trasformazioni così radicali? I temi oggi di attualità sono; AI, ecologia, sperimentazione genetica, bio-ingegneria. Il problema che ognuno di questi settori di ricerca è spesso una sorta di hortus clausus, con sporadici approcci a altre discipline.
In ogni caso tutti gli studi per affrontare quelle che saranno le nuove realtà sono di carattere tecnico. Eliminata quasi del tutto quella che un tempo era definita cultura umanistica, ovvero quella “inutile”. Diceva Bertrand Russell: “La cultura veramente importante è quella inutile”. Intendendo appunto la cultura umanistica, orientata a formare carattere e modalità di pensiero, mentre tutte le discipline tecnico scientifiche generalmente sono “aride” ,sicuramente non contribuiscono a formare la personalità umana.
Commenti recenti