Se, come sostiene Jullien, l’essere umano è sopravvissuto solo grazie alla bellezza, non c’è dubbio che l’arte contemporanea è un sintomo di decadimento non solo culturale, ma di una vera e propria incapacità di percezione estetica. L’antico gioco dell’arte impegnato nella ricerca di proporzioni e dal confronto natura cultura, si è arenato nella tecnologia. Anche il riferimento cinese dello Yin e dello Yang, si è dissolto nella confusione dei sessi , dispersi in un’anonima ricerca di piacere. L’Occidente ha reso vacuo ogni riferimento che possa avere un vago richiamo alla natura. L’esperienza estetica ha abbandonato la prassi dell’Homo Sapiens per rifugiarsi in un disorientante e superficiale edonismo fine a se stesso. E’ uno degli aspetti dell’ebbrezza della libertà. Non è più possibile il confronto con l’indeterminatezza del vivere. Il dettato di una antropologia filosofica che ha sempre tenuto conto dei limiti e fisici dell’essere umano, è, per così dire, tacitata dalla tecnica che sembra offrire soluzioni per tutto. Il carattere autoriflessivo della rappresentazione dell’eidos è superato dalla riconosciuta insignificanza del segno come tentativo di rappresentazione . Il riduzionismo contemporaneo si associa alla banalizzazione come approccio semplicistico alla pratica sociale. Il valore dell’oggetto estetico è determinato dall’arbitrio mercantile e supportato dalle tecniche della comunicazione propagandistica che include quella che nacque come critica d’arte. Il paradigma ermeneutico di Danto traccia il percorso nel quale si decanta il senso dell’opera per lasciare spazio alla narrazione filosofica e critica. L’esperienza estetica è ridotta a consiglio per gli acquisti. Neppure Nietzsche, che pure aveva affrontato il tema dell’indeterminatezza umana, avrebbe potuto immaginare che la cosiddetta “autonomia dell’arte” si sarebbe arenata in suk nel quale i critici sono i commessi che consegnano l’opera con certificato di garanzia sulla valenza estetica.
Considerazioni sull'arte
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