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Il linguaggio dei colori.  0

È ormai un consolidato luogo comune la tesi secondo cui il colore è percepito dall’emozione il disegno dalla ragione. In realtà vi è una terza ipotesi, l’emozione razionale, che non è un ossimoro come potrebbe apparire ma è la capacità della ragione di nutrire la sensibilità e renderla autonoma. Lo stesso Kant vede nei colori un’espressione del bello naturale. Alexandre Kojéve sosteneva: “ Ciò che è unico dell’arte, a differenza da altre creazioni dello spirito, è l’elemento del non esistente, del non pensabile..”. Qui appare chiara la posizione dell’arte contemporanea intenta a raccattare tutto ciò che non è forma. Dopo la perdita dell’aurea dell’arte, è seguita la perdita d’immaginazione creativa dell’artista. Kandinsky, nel suo entusiasmo quasi mistico, imbastì una interessante teoria sulla superiorità dell’arte astratta rispetto all’arte figurativa. Egli sosteneva che la superiorità dell’arte astratta consiste nel creare forme che non esistono in natura, mentre l’arte figurativa “copia” semplicemente l’esistente. Si può non essere d’accordo su tale tesi, ma certo ha una sua plausibilità. Purtroppo nell’evolversi successivo dell’arte astratta tale plausibilità è andata in gran parte smarrita. E’ prevalsa la casualità della forma alla quale solo a posteriore si tenta di dare un significato. Già Kant nel suo celebre testo “Teoria dei colori” aveva dato vita a una sorta di metafisica cromatica. Basterà ricordare la sua analisi del giallo: “Attraverso un movimento piccolo e impercettibile, la bella impressione del fuoco si trasforma in sensazione di melma, e il colore dell’onore e della gioia  si rovescia nel colore della vergogna, del ribrezzo, del disagio” . L’armonia della totalità è dunque questione delicata che non sembra percepita da gran parte degli artisti contemporanei, preoccupati più dell’effetto visivo, e qui entra in ballo l’emotività “ignorante” , che trascura la sensibilità capace di leggere i colori nel processo della semantica che trasforma la cromia nel linguaggio dell’arte.   colori.500

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Com’è bella la libertà!  0

Illustrissimo Chiarissimo Eminentissimo dott. Prof. Edoardo Boncinelli,

Ogni tanto, forse per punirmi, o per masochismo, leggo uno dei suoi articoli.Ovviamente ha ragione di propinare ai lettori la sua visione del mondo, infarcita  di colti anacoluti, detti paradossi, come  “quintali di parole”. La mia modesta opinione, del tutto irrilevante, visto che sono escluso dalla casta costituita da coloro hanno il potere di pubblicare regolarmente le loro corbellerie. L’apice in questo campo è raggiunto dalla critica d’arte, ma quelli come lei pullulano  in tutti campi. Credenziali per diventare oracolo sono: cattedra universitaria, libro di successo, presenza costante sui media. A quel punto le proprie opinioni diventano editoriali, vedi Saviano. E’ vero, la natura è spietata, la cultura è un fattore creato dall’uomo. E allora? Tutta la civiltà è una creazione culturale. Una donna che si accoppia con un animale. Un uomo che sodomizza e uccide un bambino. Un ragazzo minorenne che si prostituisce in un bordello per omosessuali. Sono cosa buona o cattiva? Sono natura o cultura?  Negli ultimi 70 anni la comunità umana, grazie agli intellettuali,  ha abolito le regole, rimosso ogni paletto etico. Salvo poi fingere stupore di fronte al susseguirsi di crimini ipocritamente definiti “orribili”. I guru della modernità avanzano tutta una serie di distinguo,tuttavia il mondo reale, creato dalla loro stupidità e corruzione, è di fronte ai nostri occhi. Neppure ai tempi di Sodoma & Gomorra si è visto tanto degrado, buona parte  spacciato sotto specie di “diritti individuali” . Letteratura ed arte celebrano lo sfacelo, mentre quelli come Lei proseguono nei distinguo. Intanto filosofi 70enni sodomizzano disc jockey di 18 anni, come già faceva Foucault, assiduo frequentatore dei ragazzi del ’68 che inchiappettava dopo averli storditi con la sua “sapienza”. Cohn-Bendit ha seguito le sue orme. Il resto è in corso….

I migliori saluti

piergiorgio firinu

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Progresso riflesso  0

Vi è una sorta di vuoto logico-linguistico  nel modo in cui si affronta  il tema della modernità e del progresso. E’ come se l’uomo contemporaneo fosse assillato dall’ansia  di precorrere i tempi ; una persona che corre senza guardarsi attorno  e senza sapere dove è diretta. Tutto questo trova supporto in diffusi apodismi. Parliamo di progresso, e tuttavia non abbiamo un’idea chiara di cosa realmente significa “progresso” per cosa? per dove?  Così come parliamo di arte senza avere chiarito il significato del sostantivo arte. Gramsci sosteneva che “il senso di una preposizione non dipende dalla qualità interna della preposizione stessa, ma deve essere valutata nel contesto” . Tutto ciò richiede dunque attenzione e riflessione soppressa dall’ansia di “progresso” che conduce a fallaci logiche che portano conclusioni errate. Fecondazione eterologa, eutanasia, matrimoni tra persone dello stesso sesso, libertà assoluta nei comportamenti individuali che, per altro, quando sono errati, ricadono a carico della comunità. Ci sono ciarlatani che promettono cure palliative come soluzione non solo nel campo medico, ma molto di più nel campo sociale, il loro successo è dato dall’incontro tra teoria e desiderio. L’illusione di libertà come specchio per allodole. Così ci convincono che arrivare a Parigi da Roma con 4 ore d’anticipo, 6 ore in meno per arrivare a New York, cambia in meglio la nostra vita, mentre in realtà giustifica solo l’aumento del costo del biglietto. Fuor di metafora, siamo davvero convinti che aver rimosso i paletti etici migliori la qualità della nostra vita? La frenesia di cambiamento è declinata soprattutto al femminile. Utilizzando richiami non proprio consoni come il libro di Simona Morini “Da Pascal a Fukushima”, si raffazzonano un insieme di teorie per tesi che, quanto più sono effimere e  provocatorie, tanto più suscitano l’interesse dei media. Anche la scienza si presta al gioco della provocazione. La teoria dei neuroni specchio, molto simile alla scoperta dell’acqua calda, ha occupato per mesi le pagine dei giornali. Era un’idea di progresso  della neurologia. Ora pare smentita da un libro di Gregory Hickok “ The Myth of Mirror Neurons”.  Ma in questo gioco non proprio adamantino di parole in libertà trova spazio anche “L’occhio della carne” teorizzato dalla filosofa Martha Nussbaum in “Persona oggetto”. Basta guardarci attorno per sapere dove ci porta tutto questo. Parafrasando Longanesi abbiamo fretta di arrivare, ma non sappiamo dove. Vi è un’artificiosa contrapposizione tra conservatori e progressisti, anche se è rimasto ben poco da conservare, e non è chiaro verso cosa stiamo progredendo. La scienza medica allunga l’aspettativa di vita,  ci aiuta a superare dolore e malattie, forse uno dei pochi vantaggi del progresso. Per il resto è un pullulare di tesi ardite ed  errate che trovano megafoni nei media contro i quali la maggioranza di noi non ha anticorpi. Nascono luoghi comuni che formano la pubblica opinione la quale raramente capisce, ma si adegua . Detto in altre parole, le opinioni della massa non nascono da riflessione e conoscenza, ma sono indotte da una decettiva e falsa comunicazione.

biennale2011-146

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Il pregiudizio della libertà  0

Il libero arbitrio continua ad essere una delle questioni più dibattute della filosofia, anche se già nel 1439 Lorenzo Valla consigliava di non perdere tempo con simile argomento. Vogliamo essere liberi e indipendenti, ma siamo succubi del giudizio degli altri. Ci crediamo liberi e disincantati ma in realtà seguiamo una serie di preconcetti e soprattutto qualsiasi cosa appaghi i nostri desideri. Questo comportamento è definito “libero”. Quando vedo masse affollare piazza San Pietro, mi chiedo quanti di loro conoscono e osservano i 10 comandamenti, qual è la convinzione che li muove? A rendere ancora più nebuloso il concetto di libertà, è l’affiancamento dell’idea di tolleranza. Tolleranza è termine nato durante l’assolutismo regio, allora aveva un senso. Se oggi siamo liberi di fare ciò che ci piace non abbiamo bisogno della tolleranza degli altri, a meno che si scriva tolleranza e si legga adesione, ovvero accettazione di situazioni poco adamantine. In  “Esperienza privata e dati di senso” Wittgenstein definiva l’approssimazione concettuale: “va bene così” Il momento in cui si abbandona il ragionamento e si accetta il dato comune, o limite. Sono stati scritti innumerevoli libri sulla teoria della mente e la capacità di assumere consapevolmente le nostre decisioni, quasi sempre immaginando ciò che non è. Sull’attentato dell’11 settembre a New York si sono consumati fiumi di parole, libri, immagini, riti. I morti furono poco più di 3000. Nessuna commemorazione, nessun ricordo, nessun rito sulle migliaia e migliaia di vittime innocenti conseguenza della guerra di aggressione all’Iraq scatenata da Bush usando a pretesto delle menzogne. Siamo rimasti a quando Locke, Berkeley Hume, discettavano di morale e ragione mentre le truppe inglesi massacravano e sottomettevano indigeni in ogni lembo del pianeta. Le femministe occidentali accusano la religione islamica di essere sessista. Esiste manifestazione di sessismo maggiore, se pure non di genere,nella richiesta di libertà sessuale senza regole? Il problema della consapevolezza, o della ragion sufficiente, è accantonato in favore di teorie che piuttosto di spiegare giustificano. Se noi ci soffermassimo sull’essenza delle cose, sul perchè delle nostre azioni, ci accorgeremmo, forse, che la quasi totalità dei miti contemporanei sono basati sul nulla, sull’esasperazione del solipsismo rubricato sotto la voce “diritti individuali”. L’eroina del film “The Red Shoes” indecisa se dedicarsi alla danza o vivere, decide di suicidarsi, compie un atto razionale? Gli esperimenti dei neuroscienziati confermano che solo nel 26% dei casi siamo consapevoli delle nostre scelte. Nei meccanismi mentali s’insinuano induzioni estranee che noi immaginiamo libere. E’ il coacervo di queste contraddizioni che producono la democrazia malata nella quale viviamo. Se una minima parte delle persone che acclamano il Papa in realtà non osserva i precetti religiosi, è molto più probabile che un numero maggiore di persone segua gli stili di vita dei cantanti rock, notoriamente bisex e dediti agli stupefacenti, la secondo scelta è più comoda.

artBasel-1999-1

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www.artefutura.org L’Italia che sapeva sognare 1940 c.a Anonimo

i migliori anni2

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www.artefutura.org Pechino – Parigi Fotografie di Enrico Bossan 1989parigi-pechino3

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Cenni sull’origine dei romanzi  0

Antonio Delfini nei Diari  scriveva:“Il romanzo è diventato un’enorme truffa umana”. Gli scrittori contemporanei non tengono in alcun conto l’affermazione di Roland Barthes “La letteratura è la ricerca della parola giusta”. E neppure è ricordata la boutade di Oscar Wilde il quale affermava: “chi chiama zappa una zappa dovrebbe essere costretto ad usarla”. La cosiddetta immersione nella realtà, si riduce  alla rappresentazione del nuovo conformismo costituito da stereotipi, tanto antichi quanto il romanzo stesso, se è vero che già Petronio, secondo Hue, era letto per le sue lepide e spesso sconcissime rappresentazione. Vi è questa diffusa menzogna secondo cui la società sarebbe costituita in gran parte da persone per bene. In realtà sono folte le schiere di coloro che considerano  spregevole la virtù che limita la libertà, condiziona il diritto al piacere. E’ nota la boutade di Woody Allen: “ I cattivi vanno all’inferno, ma si divertono molto di più”. Tutto sommato, nella sua cinica concisioni è esattamente ciò che pensano le masse. J.J. Rousseau ha detto che le nazioni corrotte hanno bisogno di romanzi, come i malati di medicine. Ed esattamente come i malati ingurgitano ciò che viene loro dato, anche quando si tratta di placebo, le masse consumano romanzi, con predilezione alla sconcia trasgressività, al fatuo vittimismo, scegliendo spesso la forma più comoda: la tv. Lo schermo propina banalità e volgarità di ogni specie. La parola più inflazionata del nostro tempo è “diritto” . Oggi, più di ieri, chi scrive è attento alle regole del  politically correct, regole che, paradossalmente, non tengono in alcun conto l’etica, solo il rispetto formale sotto il profilo linguistico. Per dirla con parole più chiare e brutali, puoi parlare di pompini inculate, ammucchiate, ma guai se chiami negro un nero, sei messo alla berlina, guai se avanzi riserve sull’omosessualità. C’è un sorta di santo uffizio istituito dalle femministe USA che non tiene in alcun conto la libertà di espressione teorizzata anche da Rawls. Chi non condivide il pensiero unico, finto progressista, è tout court ignorante.  Secondo Hue l’intelletto degli umani è nemico naturale dello sforzo di conoscere, solo una minoranza è attratta dalla possibilità di ampliare i propri orizzonti mentali, i più sono molto più facilmente attratti dall’esca del piacere. Per questo ha facile gioco vellicare il progressismo da salotto,  tendenze ed  appetiti delle masse, fingendo di rompere tabù ormai inesistenti. Bernard Bolzano, filosofo che non a caso era già “fuori moda” ai suoi tempi,si schierava contro lo psicologismo che, per usare la fraseologia di Frege, spalanca le porte al terzo regno, vale a dire ai fenomeni mentali lontani da ogni ombra di verità ma linguisticamente correlati al soggettivismo intimistico tipico della letteratura femminile. Gli scrittori  infatti non hanno preoccupazioni formali, i best seller riguardano per lo più libri gialli o pornografici. Non si riesce a cogliere la natura della letteratura perché si è soggetti, come per la produzione artistica, al mercato. Parafrasando Poincarè  la letteratura non dovrebbe essere una raccolta di parole, come una casa non è una raccolta di mattoni. Siamo al punto cruciale della modernità. Non si scrivono libri per offrire cultura, come non si producono opere d’arte per indurre al bello. In entrambi i casi lo scopo è il guadagno. Il re è nudo. Le sue vesti non sono solo costituite dalla soggezione al potere, molto di più influisce l’ansia di riconoscimento mondano, avidità di guadagno nutrita di colta ignoranza.

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Arte e politica  1

Cosa pensate dei candidati che si contendono il vostro voto? Pensate che possa essere disdicevole esprimere pubblicamente un vostro parere sopratutto se non siete militanti di una parte politica? Sapere cosa pensano gli artisti è utile per capire l’orientamento culturale dell’Italia.

Frida Kahlo Olio su tela

olio su tela data e oggetto sul Portale

olio su tela data e oggetto sul Portale

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Dipingere l’aria.  4

Quale è la materia della pittura? Il colore,la tela, il segno? Le correnti che sostenevano “l’arte per l’arte” esprimevano la tendenza  oggettivamente esistente, la costituzione estetica delle opere come indipendenti da ogni altro riferimento. E’ seguita l’affermazioni di chi sosteneva, non importa dire, non importa fare, l’importante è esserci. E’ chiaro che l’apodittica autorefenzialità dell’arte porta agli estremi oggi palesi. L’arte in realtà è una sorta di alchimia, una simbiosi tra materia e pensiero. Analizziamo, a titolo d’esempio, lo stile di Pieter Brueghel il Vecchio, la solidità dei corpi e dell’aria che tiene il corpo separato dal mondo e nuovamente lo congiunge nel modo più profondo. Con la stessa forza con la quale i corpi s’incorporano nell’aria, essi si attirano anche l’un l’altro, diventano una sola sostanza. Il fiore acquista qualcosa dell’acqua, l’acqua dalla strada , il metallo dal cielo. Così si forma la materia della pittura. Ogni pittura ha dato, da sempre, un posto alla molteplicità della materia che si trasforma e da colore diventa immagine, fantasia, rappresentazione. Il ruolo mitico e unificante dell’arte non necessità del supporto della parola. Ma tutto questo ha un costo, richiede un percorso che non si arresta al ludico mondano, ma entra nelle viscere, corrode ed esalta. Kierkegaard descrive l’artista come un uomo infelice che trasforma in bellezza la sofferenza del cuore, non segue il gusto del filisteo. L’arte è tale quando possiede la capacità di guidare le emozioni ricettive. Assemblare assi, rifiuti, plastica, costruire strutture imponenti, non è creare, ma usare la materia informe come pensieri privi di sensibilità.

Piergiorgio FirinuBrueghel il Vecchio

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