Goalkeeper, 1976
Viviamo in un’epoca nella quale le immagini prevalgono sulla parola. Vi sono vari modi di definire l’attenzione visiva: sguardo, visione, osservazione .Assistiamo a una deriva tanto da un preteso spirito laico, quando da una filosofia inconsciamente occamista dello sguardo. A volte un’immagine stimola la riflessione, genera visioni fantastiche. Una parte importante nell’universo della immagini è occupata dal corpo femminile. Per la ben nota teoria platonica, guardare non significa solamente essere toccati da impressione, ma trasferire sull’oggetto del nostro sguardo un impulso della nostra sensibilità. Lo sguardo è partecipazione. I costumi contemporanei femminili hanno cancellato la misteriosa curiosità che nei secoli ha circondato il corpo delle donne. Scrostato da ogni alone romantico, il rapporto tra i sessi, è ridotto a disinvolte prestazioni di piacere reciproco. Tuttavia qualcosa di morboso resta, se continua ad avere ampio mercato la pornografia, il mercato dello sguardo. La realtà virtuale ha surclassato l’immaginazione. Alle masse solitarie, l’arte offre sinopsi di vite possibili. Slanci creativi appesantiti dall’eccesso, da una realtà che fagocita, oscura ogni punto di fuga. Ci si rifugia in convenzioni che hanno l’apparenza di provocazioni, ma sono trasgressioni consuetudinarie. La natura ci soccorre. Un deltaplano che volteggia sullo sfondo dell’aurora boreale è un’immagine bellissima, ma non è creazione dell’uomo. Secondo Platone la vista del bello provoca un shock che nasce dalla reminiscenza. Se consideriamo l’arte alla stregua di documentazione del reale, non abbiamo che l’imbarazzo della scelta. Un Paolo Uccello redivivo farebbe l’operatore TV. L’arte non solo ha ripudiato la bellezza, ma anche la sua stessa essenza, vale a dire l’uso metaforico dell’immagine. Cosa c’è di metaforico nelle immagini di sesso di Jeff Koons? Il sole prodotto da Olafur Elaisson è un effetto speciale, un prodotto della tecnica, non dell’arte. O dobbiamo pensare che tra le due discipline non esista differenza? Certo, le patetiche operazioni nostalgia di Bill Viola, oltre ad essere parassitarie di opere del passato, sono di grande effetto. Avviene la stessa cosa nei film di Tom Cruise. Una società che è un pot-pourri di molte cose, la fantasia, come il pensiero sono esclusi, richiedono troppo tempo e una solitudine a cui i moderni non sono più avvezzi. Dunque basta la tecnica. La rana crocifissa appartiene a un altro genere di perversione artistica. Costituisce un atto che sembra sospendere, o retrocedere, l’antropogenesi. Johann Caspar Lavater sarebbe stato sicuramente interessato a studiare, non l’opera, ma l’artista. Forse trarrebbe sconfortanti conclusioni e si vedrebbe costretto a dar ragione a Giovanni Battista della Porta che sostenne la tesi dell’analogia tra animali e umani. Nè allora nè oggi gli animali ebbero modo di sollevare proteste. In compenso i contemporanei di della Porta lo hanno giudicato infame. Ma eravamo nel 1586, la modernità era solo all’orizzonte.
Ho seguito una trasmissione su rai3 arte in cui Michelangelo Pistoletto affermava che l’arte è alla base di tutto, e altre considerazione di un intollerabile narcisismo culturale. Sembra che la cultura, anche quella che un tempo era considerata di “sinistra” abbia smarrito il senso della storia. Agli immigrati si richiede l’adesione senza riserve agli usi e costumi del paese ospitante. E’ giusto? Che ne è del multiculturalismo? Focillon in “Arte dell’occidente” descrive i debiti culturali che l’occidente cristiano ha nei confronti dei popoli mediorientali. Tuttavia solo in occidente esiste la storia dell’arte. Le altre arti trovano citazioni più o meno ampie nella storia dei singoli paesi. Così come le “avanguardie artistiche” esistono solo in occidente. Roland Barthes ridicolizzò il termine “avanguardia” facendo notare che era tratto dal lessico militare. Tutto si spiega con il materialismo pragmatico che ha permesso all’occidente lo sviluppo che conosciamo. Pare che si avvicini il momento della resa dei conti. Robert Fossier in “Il tempo della crisi”, documenta come a partire dalla seconda metà del XII secolo il denaro sia diventato, per così dire, il punto di riferimento dell’intera società europea. Come scrive Peter Sloterdijk, il denaro è la terza persona della trinità. L’emergere della borghesia come classe, accentua questo dato di fatto. Sono sortii e distrutti imperi, ideologie, Stati, il denaro è rimasto riferimento immutato. Anche la scuola si pretende sia sempre più al servizio della produzione, questo perché, al di là della fumosa retorica sui valori umani, nessuno è disposto a rinunciare al proprio benessere. Non solo, ma la nostra società ha raggiunto un tale livello di degradazione e di cinismo che le peggiori perversioni sono ascritte sotto la voce “civiltà & progresso” ovvero diritti individuali. I paesi che non si adeguano sono tout court considerati barbari. Quando poco prima del X secolo in Europa si vendeva carne umana al mercato, le città della Mesopotamia erano al massimo del loro fulgore. La storia scritta dall’occidente è tutta un’elegia alla nostra civiltà, tanto che consideriamo normali le grandi differenze tra i popoli. A chi interessa capire le ragioni dell’ingiustizia distributiva? Un serio esame del problema porterebbe alla luce i disastri provocati dal colonialismo. L’Inghilterra, considerata patria della democrazia, ha compiuto massacri per colonizzare popoli, sulla scia della Spagna quando approdò sul continente americano con la benedizione della Chiesa di Roma. Francia, Belgio e altri paesi hanno seguito l’esempio. Questi brevi riferimenti storici gettano un po’ di luce sulle ragioni del mio totale dissenso da certe affermazioni apodittiche che sembrano ignorare l’attuale disordine planetario, frutto dell’arroganza dell’occidente, che la “cultura” sembra alimentare, forse anche inconsapevolmente. Violenza e venalità sono fili conduttori della nostra storia. La materialità ha travolto anche arte, letteratura, e ogni forma di spettacolo e di cultura. La lungimiranza di Benjamin trova conferma. Le opere d’arte, come il prezzo del petrolio e delle azioni, hanno come riferimento grafici che indicano le quotazioni. Alla qualità scadente di merci e opere si supplisce con la pubblicità, diretta e redazionale. Ci sono cataloghi per ogni tipo di merce,inclusi i corpi umani offerti per uso ludico. Tutto è merce, tutto è in vendita. Va da sè che i cataloghi contengono figure accompagnate da scritti che decantano la qualità della merce in vendita, per l’arte il compito è affidato alla critica.
https://youtu.be/DBKJ_DwAzCY Forse solo la filosofia può aiutare l’intelligenza ad orientarsi nella confusione degli istinti, tuttavia gli insegnamenti dei saggi cadono nel vuoto se non c’è un cuore e un intelletto pronti a riceverli. E’ forse per questo che secoli di filosofia e di saggezza non sono valsi a migliorare la natura umana. Dopo la narrazione del filmato, il cui link è a inizio pagina, mi pare opportuno tentare di far chiarezza su un argomento che inevitabilmente tracima in sociologia, politica, costume, arte. In breve, coinvolge l’intera nostra esistenza. Non abbiamo anticorpi che ci preservino dalle passioni e molto spesso l’intelletto non ci aiuta nel difenderci da teorie disgreganti, tanto più quando accampano pretese di “progresso & libertà” . Mai come oggi la società è stata conformista, di un conformismo di segno opposto a quello in vigore qualche decennio fa. Siamo indotti a considerare il corpo solo uno strumento di piacere, oggetto di esibizione, di “commercio”. L’imperativo sembra essere il non rispetto delle norme, il rifiuto della normalità, tanto che il rispetto della norma sarebbe la vera trasgressione. Quella che viene definita libertà, in realtà è una resa alla nostra debolezza. Scrive Spinoza: “…noi non desideriamo niente per il fatto che lo giudichiamo buono, ma viceversa diciamo buono ciò che desideriamo..”. (Etica.P.39). Ogni vita al suo inizio, è protetta e nutrita nel seno materno in attesa di spalancare gli occhi sul mondo. “Oh felicità della piccola creatura/ che sempre resta nel grembo che la portò” (Rainer Maria Rilke) E’ quel momento che condizionerà tutto il resto della nostra vita. Ecco in ciò consiste la sacralità del corpo materno. Non tutte le donne sembrano avere la necessaria consapevolezza del loro corpo ospitante. Spesso si tratta di un corpo solcato da cicatrici, protagonista di troppe storie. E’ ciò che il femminismo incoraggia, esso è la lama che incide la carne e il cuore, fino a recidere il collegamento con l’eterno miracolo della creazione della vita. Il rischio è dar vita a un essere incapace di resistere al flusso di ciò che distoglie dalla realizzazione di sé, avviato a una deriva esperienziale priva di scopo. La vita non consiste solo nel cercare nell’esperienza ciò che l’esperienza non può dare, ma cercare dentro di sé, portare alla luce della consapevolezza tutte le nostre virtualità. Il processo della modernità ingloba, ma non restituisce il pensiero, ci conduce alla tecnologizzazione anche dei sentimenti. Ciò che oggi si celebra in modo insistente e confuso in tutti i media è solo apparentemente la globalizzazione, in realtà è la dispersione dell’umano in un labirinto di scambi di parole prive di senso, sentimenti superficiali e vuoti. Quando il femminismo arriva a negare la specificità femminile rivela il suo odio per tutto ciò che è umano. La morte psicogena disseca ogni slancio verso ciò che è ancora possibile.
Ancora nel 1982 Robert Fossier nel libro “Il risveglio dell’Europa”, scriveva: ”………la società contemporanea, volta al cambiamento e tesa verso un avvenire che si spera migliore …” . Non può essere considerato chiliasta chi oggi ha una visione affatto ottimistica della realtà. Nel recente libro “Il capitalismo all’assalto del sonno” , Jonathan Crary, ipotizza un futuro completamente distopico; un mondo illuminato 24/7 come miraggio capitalistico della post storia. Il presupposto di tale prospettiva è, per Crary, il collasso dei modelli di capitalismo attuali. Dopo avere fagocitato cultura ed arte trasformandoli in semplici oggetti di consumo, la brama onnivora del sistema ormai fuori controllo, si concentra sempre di più sull’uomo. Una bestia intelligente senz’anima che si nutre delle nostre debolezze alimentando l’impressione di finta libertà che deriva dall’apparente superamento dei limiti. Il compito è reso più facile dalle crescenti disparità. Come scrive Peter Sloterdijk nella premessa a Sfere I “ …la scissione della società tra coloro che sanno qualcosa e chi di quel qualcosa non sa nulla …”. Se il controllo del potere è affidato alla pubblica opinione, la prima azione del sistema consiste nel distrarre dai fondamenti di civiltà che hanno reso possibile il percorso del progresso. Gli intellettuali, da sempre al servizio del potere, soprattutto quando millantano una contrapposizione, si prestano al gioco. Ecco dunque che, abbandonate le domande fondamentali, considerate obsolete da vaste schiere di opinion maker al soldo del capitale, il problema diventa la sessualità, il genere, il fare intravvedere il possibile approdo ad una illimitata libertà. Mentre si attua questo gioco d’inganni, le disuguaglianze si fanno più marcate, la tecnica sostituisce la cultura, il denaro soppianta l’ideologia. Disturbi mentali in crescita esponenziale, la violenza, oltre ad essere la forma di spettacolo più diffusa, è parte della vita quotidiana. Come aveva profetizzato Tocqueville: “ A mano a mano che gli uomini si assomigliano, ciascuno si sente sempre più debole nei confronti di tutti gli altri” . La presenza dell’Islam in Europa si profila al momento giusto. Come l’antica Roma, ubriaca di potere e di vizi, anche l’occidente contemporaneo ha dato inizio all’implosione. La storia, si sa, ha tempi lunghi, ma le crepe si vedono, il cambiamento è cominciato, non c’è atteggiamento razzista o xenofobia che lo arresti.Fu quasi ridicolizzata la tesi espressa da Oswald Spengler in “Il tramonto dell’occidente” , pubblicato nel 1918, quasi un secolo fa. Oggi qualcuno tenta di riesumarlo, ma i più sono totalmente pervasi dall’ebbrezza della libertà e del progresso. L’arte intanto fa il verso a stessa con ridicoli richiami al terzo paradiso. L’ispirazione, l’arte, hanno come fine la creazione dell’uomo, la crescita della sua sensibilità. La mancata presa di coscienza ha trasformato l’essere umano in un idiota del cosmo. Pascal scriveva: “l’eterno silenzio degli spazi infiniti mi spaventa”. Per superare la paura, ci si stordisce con il rumore prodotto da un’entropia sociale fuori controllo.
In un’epoca in cui siamo subissati da pseudo informazioni di ogni genere anche la nostra capacità di attenzione si allenta. Se a questo atteggiamento si aggiunge la superficialità, ci troviamo a constatare che i fenomeni perdono senso e significato. Conta il gesto, l’emozione del momento, l’afflato delle masse di facile suggestione, non solo loro. L’Accademia di Stoccolma assegna premi Nobel che continuano ad avere immeritata risonanza, anche dopo i numerosi abbagli. L’ultima clamorosa gaffe è stata l’assegnazione del Nobel per la pace a Barack Obama. Non vi era, al momento dell’assegnazione, la minima ragione che giustificasse il premio. In seguito Obama, sulla scia dei suoi predecessori, ha scatenato guerra alla Libia, sostenuto con denaro e armi il movimento islamico che ha poi assunto la denominazione di ISIS. Dunque accantonato l’ethos, è il pathos, cioè l’emotività, a incidere sulle nostre decisioni. Al tempo in cui Arthur Schopenhauer scriveva “L’arte di avere ragione” (Berlino 1830) le argomentazioni erano frutto di pensiero, non d’impulsi emotivi. Nel libro: “Trattato dell’argomentazione” Chaìm Perelman e Lucie Olbrechts-Tyteca affrontano il discorso che è persuasivo perché si avvale di argomenti logici. Buona parte dei testi di filosofia e critica d’arte, rifiutano la logica per principio, assumendo che la creazione artistica è esentata da giustificazioni logiche. In questo modo si apre un varco per ogni genere di elucubrazioni. Ora, se l’arte ha una funzione culturale, quindi necessariamente educativa, il termine va inteso in senso ampio, è chiaro che tutto ciò che produce giustificazione e induzione al non senso finisce per prevalere senza che vi sia bisogno di giustificazione, si fa ciò che in quel momento ci va di fare, di dire. Mettiamo insieme carenze culturali, assenza di logica, dominio delle apparenze e dell’emotività, arriviamo alle madri che esibiscono il ventre che contiene il feto, vi tracciano sopra scarabocchi. Anche la sacralità del parto è soggetta a becero esibizionismo, ludica volgarità. Tutto ciò è stata preceduto dalla esibizione di “dive” e dai “capolavori” di Cindy Sherman.
All’origine dell’ignoranza contemporanea, cosiddetta di ritorno, c’è anche lo zampino dei media che funziona da megafono per opion maker che propagano verità a puntate, qualche volta con libri il cui contenuto si riduce spesso a rimasticature di teorie di filosofi del passato, riadattandole al presente con frettolose semplificazioni. Il fenomeno deriva in parte dalla scienza che deve necessariamente far ricorso alla frammentazione della materia di cui si occupa, alle cosiddette specializzazioni, senza le quali la scienza avrebbe maggiori difficoltà a sviluppare le proprie ricerche. La sineddoche, il cui uso è inevitabile nella ricerca scientifica , rischia di essere fattore decettivo quando ha come riferimento fatti e realtà sociali. Questo è evidente anche nella nostra vita quotidiana. Come ha scritto di recente Ernesto Galli della Loggia, non esistono più statisti in Europa, solo showman. Il decadimento della cultura trascina il potere che ha rinunciato all’ideologia a favore di un finto pragmatismo che si esprime con show e annunci. La breve digressione per chiarire che i due aspetti trattati, si alimentano reciprocamente. L’infimo livello culturale della società contemporanea è anche frutto delle distorsioni di politici e intellettuali, i cui atteggiamenti, prima ancora delle loro azioni, hanno ricadute negative sull’intera società. Entrambe le categorie sembrano preoccupate soprattutto di ottenere consenso. Il progresso della scienza e della tecnica, settori in cui vi è un immediato riscontro, hanno avuto un enorme sviluppo pratico in questo ultimo mezzo secolo. Oggi accade che ragazzini diventano miliardari da un giorno all’altro solo per avere inventato un software. Ciò indubbiamente trasmette un duplice messaggio negativo. Da un lato dà l’impressione che non valga la pena dedicarsi con impegno allo studio. Dall’altro lato enfatizza l’aspetto economico di certe scoperte tecniche e convoglia le tendenze di molti giovani verso un pragmatismo privo di cultura. Siamo quindi destinati a vivere in un mondo di tecnici ignoranti? Nel novero sono inclusi gli artisti che aderiscono all’uso della tecnica, producono opere a ritmi e con sistemi industriali, Jeff Koons, noto anche per il buon gusto dimostrato nella scelta della moglie, è un esempio tra i molti, egli appartiene alla schiera degli artisti di successo. La società contemporanea non ha impacci di ordine ideologico,tanto meno limiti alla libertà. Domina un solo idolo: il denaro. Come già capì l’imperatore Vespasiano: “ pecunia non olet”.
L’arte impura.
Nella produzione di opere d’arte il concetto di creazione appare piuttosto contradditorio. L’abbandono dell’estetica e l’eccessiva inclinazione ludica nella “creatività” si traduce in una modifica lessicale e porta a rifluire nella definizione di ri- creazione. L’abbandono della mimesi, deprecata da Platone nella Repubblica, l’accoglimento del ready made, ha condotto alla pura e semplice imitation. L’artista racconta, fa l’inventario di ciò che esiste assumendo di possedere il dono della trasformazione iconica. L’artista tiene uno specchio davanti al mondo. Forse l’arte si riduce all’incapacità di vedere il mondo così com’è, un rifiuto a volte patologico a volte infantile del “principio di realtà”, Freud insegna. E’ come se l’artista fosse colto da affanno, nel tentativo di ordinare la materia seguendo il filo del proprio pensiero che non è puro, ma inquinato dall’esperienza, così non vuole, o forse non sa, riprodurre, condizioni di realtà. Nessun pittore ha mai inventato un nuovo colore. Persino il più anarchico, parola che significa “non- incominciato”, tra artefatti e recuperi si arrabatta con la materia che vorrebbe gestire. Nessuna forma artistica nasce dal niente. Il contemporaneo sembra la manifestazione della esasperazione per uscire dal vicolo cieco in cui si sono cacciati gli artisti. Spinti dalla presunzione di cambiare il mondo, hanno perso la capacità di descriverlo. Ezra Pound spronava poeti e artisti “Make it new”, non poteva immaginare la deriva in cui l’arte sarebbe finita. Gli astrofisici contemporanei concordano nell’ipotisi di una pluralità di universi. Ciò è per alcuni fonte di speranza, per altri di angoscia, ma per tutti dovrebbe essere chiara la necessità di ridimensionare le nostre ambizioni di dominio. Se ascoltiamo le tematiche e vediamo le opere di buona parte degli artisti contemporanei, dobbiamo rassegnarci al fatto che l’arte non è più metafora di nulla, ma solo parodia.
Da quando nel 1964 Marshall McLuhan pubblicò “Understanding Media”, in Italia apparso nel 1967 con il titolo “Gli strumenti del comunicare” nella collana argomenti della Garzanti, sono passati solo 51 anni, ma sembra siano trascorsi secoli. Che senso ha oggi la celeberrima affermazione di McLuhan:” Il mezzo è il messaggio”. Proviamo ad ampliare l’orizzonte e capire la ragione della situazione attuale, immersi nel regno del consumo e dell’apparenza. J.J. Bachofen nel suo testo più noto: “Il potere femminile” , afferma e documenta che nel genere femminile è più sviluppata la parte destra del cervello, la parte in cui si elabora il linguaggio. Qui abbiamo una prima risposta anche se non è chiaro il rapporto tra la parte destra e la sinistra sede della razionalità. Non hanno dato risposta alla domanda i numerosissimi libri che hanno affrontato il tema della mente e del cervello. Nel mezzo secolo che ci separa dalla pubblicazione del libro di MacLuhan, nel mondo sono avvenuti cambiamenti radicali, non sempre recepiti in modo corretto, non sempre positivi. In parte sono stati sviati dall’ansia di progresso e forzature ideologiche su questioni di genere. Chi voglia documentarsi scoprirà che è lunghissimo l’elenco delle donne al potere, a partire dall’antichità come documenta Bachofen. Nella stessa Inghilterra nell’anno 1037 regnava la regina Emma. Perchè al potere femminile non ha fatto riscontro una cultura femminile, una scienza femminile. Soprattutto perché le donne al potere non hanno creato le condizioni per dare maggiore spazio alle donne nelle società? E’ di questi giorni la notizia che in Italia i ranghi della magistratura vedono una prevalenza femminile. Così è, da tempo, nella scuola e forse nelle redazioni di giornali e tv. La giustizia, la scuola, la società in generale funziona meglio, è più equa ed efficiente grazie alla presenza femminile? Anche nel sistema dell’arte la presenza femminile si avvia ad essere preponderante. Ci sono gallerie e associazioni nate allo scopo di promuovere l’arte femminile. L’arte contemporanea è progredita in qualità? E’ noto da tempo che anche sul Web la presenza femminile è maggioranza. I siti pornografici sono i più visitati, seguiti dalla chat per incontri, siti musicali e per acquisti in rete. E’ nata una nuova espressione “virale”, tratto dalla terminologia medica, ha visto capovolta la valenza negativa .Di certo la parte destra del cervello è attivissima,siamo sommersi da gossip, informazioni inutili se non nocive. Giornali, libri, spettacoli, un profluvio di parole usurate, embrioni di pensieri mai nati. Non è forse un caso il successo di quelli che un tempo erano giornaletti, detti fumetti, in ragione della nuvola che contiene le parole dei personaggi. E’ diffuso l’uso di espressioni onomatopeiche proprie dei cartoni animati. Che genere di pensiero si può comunicare con espressioni onomatopeiche? Quando i “fumetti” sono dipinti su tela, il caso di Lichtenstein, costano milioni ma continuano a non avere valore. Si aggiunga che siamo sovrastati dalla straripante tecnologia , che giustamente Heidegger definiva stupida, effetti speciali, realtà virtuale. La pleonastica diatriba se Internet rende intelligenti o stupidi trova risposta semplicemente guardandoci attorno. Capita che la realtà virtuale si materializzi. Con sempre maggiore frequenza ragazzini armati di fucile, regalo del la madre a Natale, compiono stragi nelle scuole che frequentano. Molti giornale hanno pubblicato le fotografie di del la deputata Michele Fiore con la sua famiglia armata. Dopo Madeleine Albright, Condoleezza Rice, Hillary Clinton, tutte segretarie di Stato USA che hanno promosso conflitti, la deputata Fiore smentisce definitivamente la teoria del pacifismo delle donne.
( fotografia dell’opera da Cindy Sherman, 1995:Senza titolo)-
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Un contadino ritornava a casa dal mercato portando mercanzia in una gerba posta in groppa del mulo dietro la sella. L’ondulazione prodotta dal passo del mulo provocò uno spostamento delle gerba e il carico cadde gradatamente sulla strada. Il contadino, che prima di mettersi in viaggio aveva fatto tappa all’osteria, non si accorse di nulla, salvo del fatto che diminuendo il peso il mulo trotterellava più spedito. Il contadino disse tra see se, che strano invece di rallentare per la stanchezza il mulo accelera l’andatura. Solo quando arrivò a casa si accorse che la gerla era quasi vuota e cadde nella disperazione. Questa favoletta è la metafora della felice leggerezza e ignoranza del nostro tempo, parafrasi di ciò che Francesco Bacone di Verulamio diceva del tempo. Scriveva Kant all’inizio della quinta sezione della Logica Trascendentale: “ Noi ci asterremmo volentieri dalla esigenza di veder risolte le nostre questioni, se comprendessimo anticipatamente che, qualunque dovesse riuscire la soluzione, essa non farebbe che aumentare la nostra ignoranza”, E’ questo che effettivamente avviene con i concetti relativi all’arte,i quali, nel perdere gradatamente la funzione propria, cadono in una inevitabilmente antinomia. Tra i giochi delle antiche scuole dialettiche c’era la domanda: se una palla è troppo grossa per il buco, che cosa si deve dire, che la palla è troppo grossa o che il buco è troppo piccolo? L’estetico include tutti gli oggetti di cui siamo circondati, l’arte consiste nel trasformare questi oggetti e/o crearne altri che sono frutto dell’immaginazione dell’artista. Reale è tutto ciò che sta in un contesto e cade sotto la nostra percezione sensibile, a cui noi riusciamo ad attribuire un senso. Pensare di risolvere tutti i problemi e rispondere a tutte le domande sarebbe arrogante millanteria, nondimeno la scienza procede per tentativi allo scopo di scoprire le leggi della natura e tramite queste adottare tecnologie e marchingegni che rendano più agevole la vita dell’uomo. L’arte, vista sotto la stessa ottica, risulta assolutamente inutile. Tuttavia in tutte le società e in tutte le epoche, l’essere umano si è dedicato tanto alla ricerca di soluzioni per migliorare la propria vita, che all’arte. Ci sarà una ragione. Nel procedere della modernità si è andata frammentando la conoscenza, sono cresciute le specializzazioni. Vittima di questa frammentazione è anche l’arte, la quale non è più la semplice percezione del bello, ma è andata caricandosi, o meglio gli sono stati attribuiti significati che l’hanno snaturata. L’arte con la pretesa di rappresentare significati a valori che in realtà non esprime, ha perso gran parte della propria autoreferenzialità ed è costretta a far ricorso all’ermeneutica critica per l’attribuzione di significati non percepibili nell’opera stessa.
In un brano tratto dal libro “La bellezza e il peccato. Piccola scuola di filosofia” di Maria Bettetini, si legge:” ….esistono uomini senza barba che usano parole difficili per divertirsi tra loro a fare i filosofi..”. Tutto vero la colta e fumosa articolazione della narrazione, sembra avere lo scopo di distrarre dal senso reale del discorso. Il sistema è talmente efficace che è stato fatto proprio dai pubblicitari. In Tv, vediamo immagini e filmati che non hanno nessun nesso con il prodotto che pubblicizzano, vendono un’illusione, attuano un inganno che, in una società davvero razionale e giusta, dovrebbe essere perseguito come sfruttamento della credulità popolare. Il messaggio è che possedere quel prodotto, significa cambiare il proprio status sociale. Da quando è nata, la critica d’arte, ha seguito, con rare eccezioni, lo stesso copione, ottenendo grande successo visto che ha creato, non artisti, questo sarebbe impossibile, ma personaggi. Gli artisti e i politici, sono gli unici “professionisti” che si autoproclamano tali, non sono necessari titoli nè una minima conoscenza specifica. Gli scrittori devono quanto meno possedere una certa capacità di scrittura, oggi per la verità sempre meno. Agli artisti plastici basta il supporto della critica per essere considerati maestri, a prescindere da capacità e percorso di conoscenza. Grazie alla potenza congiunta di critica e mercato si assiste a un fenomeno che è l’esatto contrario di quanto accadeva nei Paesi Bassi tra il ’600 -‘700. Allora artisti di grande valore Rembrandt, Hals,vivevano in ristrettezze, van Goye, commerciava in tulipani, Hobbema faceva l’esattore, van de Velde aveva un negozio di telerie, Jan Steen e Aert van de Velde erano bettolieri. Oggi succede il contrario. Dubuffet era commercianti di vini prima di dedicarsi all’arte, Franco Assetto era farmacista, Mario Merz vendeva giornali. Nessuno di loro ha praticato in atelier d’artista, frequentato Accademie, sono stati creati dai critici. Dubuffet non ha del tutto persa la propensione al commercio. Negli anni ’60 pose l’automobile al centro delle proprie opere e si guadagnò l’attenzione di Gianni Agnelli che promosse una sua mostra a Torino, allora capitale dell’automobile. Con queste premesse non può sorprendere il proliferare di Biennali e Fiere. Come non stupisce che i sarti, diventati “stilisti”, capaci come nessun altro di utilizzare al meglio pubblicità & marketing, siano oggi tra i maggiori sostenitori dell’arte contemporanea. Come diceva Warhol ogni artista deve essere anche un uomo d’affari. Il problema è che oggi uomini d’affari se ne vedono molti, artisti pochi.